La sperimentazione che divide

Il Miur è sempre più solo nel sostegno al progetto nazionale di innovazione per il 2° ciclo.
Anche quei sindacati che in sede di parere del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione avevano dato il 15 settembre scorso un sostanziale assenso (contrari i rappresentanti della Cgil-scuola) hanno preso decisamente le distanze, per i contenuti e le modalità con le quali si è giunti alla decisione del Miur, dal decreto ministeriale n. 775 del 31 gennaio 2006.
La Conferenza delle Regioni e province autonome ha chiesto, come noto, al ministro Moratti “l’immediata revoca di tale decreto“, lamentando il fatto che esso “rappresenta un grave vulnus nel rapporto istituzionale… e mortifica il ruolo della Conferenza Unificata…”; contrasta con “quanto concordato nella seduta della Conferenza Unificata del 15 settembre 2005…”; e che sui decreti del 28 dicembre 2005 allegati (decreto sulle confluenze e decreto sulla quota del 20%), “la Conferenza Unificata non ha espresso il parere che invece i testi dei decreti richiamano“.
Quest’ultima questione, se dimostrata, potrebbe costituire un vulnus formale non indifferente, anche se il “sentito” non presuppone l’obbligo di adeguarsi al parere. Su questo il ministro, nella lettera di risposta all’assessore Silvia Costa, ha ricordato che i due decreti sono stati rimessi al parere della Conferenza il 17 novembre scorso.
Ma secondo le Regioni ciò non integra i contenuti di un parere che presuppone una discussione politica di merito che non c’è mai stata, come documenta la bozza di verbale laddove il ministro per gli affari regionali La Loggia “prende atto che allo stato le Regioni e le Autonomie locali non sono ancora nelle condizioni di esprimere un parere e che chiedono di essere messe nelle condizioni di poterlo esprimere; da parte sua, il Ministero dell’istruzione prende atto della mancanza, ad oggi, del parere…”
Le predette considerazioni hanno indotto alcune Regioni ad invitare le scuole a non aderire al progetto, che interferirebbe sulla programmazione dell’offerta formativa integrata sul territorio, di loro competenza.
Infine sul fronte regionale si sottolinea anche che il progetto che anticipa il nuovo ordinamento scolastico non è un’operazione di mera trasposizione dell’esistente nel nuovo ordinamento ad invarianza di contenuti, perché le nuove tipologie liceali non sono esattamente sovrapponibili ai percorsi dell’istruzione secondaria superiore del vigente ordinamento.
E si va verso lo scontro.