
La scuola tra limiti e inadeguatezze: si ricominci a ‘pensare come si pensa’

Come sta il sistema scolastico? La risposta è condizionata dal punto di vista dell’osservazione. L’immagine che si ricava da ogni angolo è preoccupante e rende evidente che il sistema educativo non è pronto ad affrontare un cambiamento che per molti aspetti appare epocale, in quanto investe non solo i processi sociali e istituzionali ma anche e soprattutto le persone.
La globalizzazione favorisce lo scambio di saperi, di esperienze e di beni ma ha anche accelerato la crisi ambientale che, insieme all’innovazione tecnologica e all’intelligenza artificiale, dal potenziale rivoluzionario e rapidità di evoluzione, ha prodotto un aumento delle disuguaglianze, l’impoverimento delle classi medie, l’incertezza sul futuro.
Crisi ed emergenze che mettono in luce quanto siano decisivi i legami sociali e in particolare i processi educativi e formativi. vi è, perciò, un’esigenza di forti investimenti nella scuola, nell’università, nella ricerca, nella formazione e istruzione, nella formazione continua per incrementare con continuità competenze ed esperienze da mettere a disposizione della comunità sociale con lo scopo di migliorarla. Solo intrecciando vie inedite e alternative all’attuale scenario formativo, la scuola può sentirsi parte attiva nella costruzione di un nuovo edificio culturale sociale e lavorativo funzionale al governo del futuro, al ridisegno anche di un rapporto nuovo con la natura, l’ambiente, strategico per avere un mondo futuro più sicuro, più giusto, idoneo a garantire benefici economici, sanitari, ambientali.
Negli ultimi decenni scelte, strategie e strumenti adottati, proprio per ripensare l’educazione e la stessa formazione, si sono dimostrati inefficaci. C’è bisogno infatti di una ecologia integrale, di ascoltare le sofferenze del pianeta, dei poveri, di mettere in parallelo il dramma della diversificazione con quello dei rifugiati, il tema della natalità con quello delle migrazioni anche dei nostri giovani. L’élite politica recuperi la capacità di far sentire la sua voce, di avere una nuova lungimiranza politica che permetta di anticipare e non rincorrere i cambiamenti destinati a modificare profondamente le abitudini professionali, sociali e relazionali.
Anche per la scuola va superata la fase della politica dell’annuncio che monopolizza il dibattito e l’informazione, fa proprio il linguaggio della gente comune, cui si chiede attenzione e consensi. L’agire concreto è cosa ben diversa dal dichiarare. Le parole, oggi più che mai, sono in libertà, volano, sfuggono, si sottraggono alla conversazione, coprono le distanze, raggiungono i cuori, si materializzano per quell’istante di tempo in cui la voce li fa vibrare. Poi il rumore si attenua, lasciandosi attorno un segno meno incisivo delle cose compiute.
Questo è solo un estratto dell’articolo presente all’interno del
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Chi è l’autore
Alfonso Rubinacci
Già Capo Dipartimento MIUR e autore di Tuttoscuola.
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Un numero dedicato all’Europa per l’educazione con approfondimenti e interviste ad esperti come Luciana Volta, direttrice Usr Lombardia e Paola Bortoletto, presidente Andis. E poi ancora focus sui giovani e sulla comunicazione non violenta nelle scuole, un aiuto nella gestione della scuola con un articolo sulla dirigenza scolastica e le stem e il dossier de La Scuola che Sogniamo dedicato al maestro d’Italia, Alberto Manzi. Sfogliando il numero di maggio troverai inoltre anche tanti articoli dedicati alla didattica firmati da esperti quali Italo Fiorin, Franca Da Re, Mario Castoldi e anche dall’ex ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi.
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