La scuola su misura, parla un’insegnante di sostegno: ‘L’inclusione come scelta’

Con la puntata di questo mese, intitolata “La scuola su misura”, inizia il nostro viaggio in otto tappe verso “La scuola che sogniamo”, ma che in parte già esiste e che possiamo realizzare insieme, noi di Tuttoscuola e voi – la comunità dei lettori della rivista – in un rapporto di stimolo e partecipazione attiva, di co-costruzione, partendo dal basso, di una scuola migliore. Rinnoviamo il nostro invito a intervenire nel dibattito sui singoli temi che saranno trattati nel corso dell’anno inviandoci vostre osservazioni, testimonianze, esperienze, documentazioni per riflettere insieme su che cosa funziona, non funziona o potrebbe meglio funzionare nella nostra scuola.

Scopri di più su “La Scuola che sogniamo” e partecipa anche tu

Leggi tutto lo speciale di Tuttoscuola su “La scuola su misura”

Incontriamo Giovanna Mirra, psicologa, psicoterapeuta e insegnante, per scelta, specializzata sul sostegno. Non una missione, ma una scelta professionale realizzata con competenza e passione. È docente di sostegno al Liceo “Orazio” di Roma.

Professoressa Mirra, docente di sostegno per scelta, da oltre vent’anni… Quali le ragioni di questa scelta?
«Trovare le soluzioni alle tante sfide pedagogiche che il mondo della disabilità e dei ragazzi con bisogni educativi speciali pongono è stata da sempre la mia vera motivazione a scegliere questa strada,sia nel lavoro alla scuola primaria che alla scuola secondaria di secondo grado. Accogliere un ragazzo a scuola con le sue difficoltà iniziali e vedere piano piano crescere le sue competenze, orientate in un’autonomia reale, in un progetto di vita possibile è la mia più grande soddisfazione professionale».

Per molti docenti l’esperienza sul sostegno è transitoria. Perché non lo è stato per lei?
«Anni fa ho pensato anche io a lasciare questo incarico, stanca di un progetto d’inclusione non condiviso dai territori in cui lavoravo. Poi mi sono posta una domanda a cui ho voluto dare una risposta con il mio operato professionale: come posso creare una cultura inclusiva? Con la condivisione di buone prassi, con un lavoro di gruppo del corpo docente e con un piano d’intervento e collaborazione con gli enti del territorio costruttivo e che iniziasse da tanti piccoli passi che negli anni sarebbero stati tanti passi in una direzione di una scuola inclusiva. Ed ecco che dopo 35 anni sono ancora qui a ricoprire lo stesso incarico con lo stesso entusiasmo di allora».

L’inclusione è un impegno a 360 gradi e non una delega che deve ricevere l’insegnante di sostegno. Quali sono i principali ostacoli che oggi incontra un docente specializzato sul sostegno? Come fare per condividere con DS, colleghi e con la comunità locale un’ottica inclusiva adeguata?
«Spesso il docente di sostegno viene considerato in maniera marginale e secondaria, persona a cui delegare il ragazzo disabile e le sue problematiche, colui che deve avere una bacchetta magica per ogni problema che si incontrerà lungo il percorso. Spesso non sarà considerato, ascoltato e ritenuto all’altezza del compito che gli viene assegnato. Questo non lo deve assolutamente scoraggiare. La sua mente creativa, abituata a trovare soluzioni a problemi, lo renderà flessibile e aperto a saper tollerare le frustrazioni e sapersi far conoscere come un professionista della metodologia personalizzata , un competente dell’accoglienza e del dialogo, un professionista che sa osare con scelte condivise pedagogiche e didattiche con il corpo docente del team in cui è inserito l’alunno. Non dovrà mai perdere di vista il bene comune di tutti i ragazzi del gruppo classe che cresceranno in questa esperienza di cercare risposte adeguate ai bisogni educativi speciali dei compagni con disabilità».

Leggi l’intervista integrale e sfoglia il numero di Tuttoscuola di ottobre

Scegli l’informazione di Tuttoscuola a 360°, scopri la Membership