Verso una scuola sempre più inclusiva

Di Patrizia Buonamici*

James Tut è un insegnante di 42 anni originario del Sudan. Ha conseguito la laurea in Sviluppo della comunità e Leadership presso l’Università di Addis Abeba (in Etiopia), e avrebbe voluto proseguire i suoi studi conseguendo un Master di specializzazione e, quindi, rientrare nel proprio paese di origine per trovare un impiego. Nel 2014, però, è scoppiata la guerra in Sudan ed è rimasto bloccato in Etiopia. James Tut è un rifugiato e, da qualche anno, insegna alle elementari del campo rifugiati di Jewi a Gambella: «Per ogni studente, laurearsi all’università è motivo di festa, ma per un rifugiato è un vero trionfo sulle probabilità». Per l’UNHCR (Alto Commissariato ONU per i Rifugiati) che si occupa sin dal 1950 di garantire la protezione alle persone rifugiate secondo la Convenzione delle Nazioni Unite relativa allo status dei rifugiati adottata a Ginevra nel 1951, la questione dell’accesso educazione per le persone rifugiate è da sempre una sfida importante. Ne abbiamo parlato nell’inserto de La scuola che sogniamo dedicato alla scuola su misura e presente all’interno del numero di ottobre di Tuttoscuola.

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Su 19,9 milioni di persone rifugiate sotto mandato di UNHCR, 7,4 sono in età scolare ma, secondo i dati recentemente pubblicati nel rapporto “Coming Together”, sono 3,7 milioni di bambini rifugiati che non vanno a scuola. Il divario si fa ancora più importante per le bambine e le ragazze per le quali l’accesso alla scuola secondaria, in termini numerici, risulta essere la metà dei bambini. Secondo un rapporto della Banca Mondiale detto dato impatta anche con riferimento al futuro considerato che le donne con istruzione secondaria arrivano a guadagnare anche il doppio delle donne non scolarizzate. Inoltre, l’accesso alla scuola secondarie per le ragazze ha anche un ulteriore vantaggio sociale andando a ridurre il fenomeno del matrimonio e delle gravidanze precoci. Infine, la recente emergenza sanitaria scaturita dalla diffusione del virus SARS-CoV-2, ha rischiato e ancora rischia non solo di compromettere i piccoli traguardi che erano stati conquistati negli ultimi anni in tema di accesso all’istruzione, ma anche di vanificare il raggiungimento dell’Obiettivo 4 dell’agenda 2030 volto a fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva con opportunità di apprendimento per tutti.

In l’Italia, come è noto, l’art. 34 della Costituzione stabilisce che “la scuola è aperta a tutti”. Questo comporta che il diritto allo studio è assicurato ad italiani e stranieri in Italia, senza discriminazioni fondate sulla cittadinanza o sulla regolarità del soggiorno, anche quando essi non dispongono delle risorse finanziarie necessarie. La presenza di alunni stranieri nel sistema scolastico italiano è un dato strutturale e, anche nel cotesto nazionale, l’effettivo accesso alla scuola presenta alcune componenti di criticità soprattutto con riferimento ad una particolare categoria di studenti quali i minori stranieri non accompagnati (MSNA) per cui l’ostacolo linguistico, che rappresenta uno degli ostacoli maggiori nell’inserimento delle classi, si fa ancora più evidente.

Già nel 2014 il Ministero dell’Istruzione ha pubblicato le Linee Guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri nelle quali venivano proposte delle linee operative finalizzate a promuovere la via dell’educazione interculturale. Ancora oggi le proposte contenute nel suddetto documento sono da ritenersi valide e condivisibili nonché in linea con alcune delle raccomandazioni promosse a livello globale da UNHCR nel primo rapporto citato “Coming Together”:

– Accogliere gli studenti rifugiati e, più in generali studenti non aventi cittadinanza italiana, ingaggiando, laddove possibile, un dialogo con le famiglie di origine e coinvolgendoli nelle attività dell’Istituto scolastico;
– Promuovere corsi di formazione e aggiornamento agli insegnanti in tema di migrazioni forzate e rifugiati al fine di facilitarne l’integrazione e l’educazione;
– Ampliare l’offerta di borse di studio per consentire agli studenti rifugiati di accedere all’istruzione terziaria e collaborare con università e istituzioni tecniche e professionali;
– Promuovere una cultura della conoscenza con riferimento al fenomeno delle migrazioni forzate e delle persone rifugiate;
– Contrastare ogni forma di discriminazione, xenophobia e bullismo nelle scuole.

Con specifico riguardo all’attività di formazione e orientamento per gli insegnati, UNHCR ha recentemente elaborato, a livello europeo, “Insegnare il tema dei Rifugiati” con l’intento di fornire al corpo docente uno strumento didattico per facilitare la trattazione nelle classi di temi quali migrazioni forzate, persone rifugiate e apolidi. I materiali didattici intendono promuovere un insegnamento basato sui fatti ed anche fornire agli insegnanti delle scuole primarie e secondarie alcune indicazioni utili nel lavoro con i bambini rifugiati presenti in classe. Il progetto “Insegnare il tema dei rifugiati” presenta una serie di moduli didattici che possono essere usati, selezionati in base alle proprie necessità, adattati ed integrati con altri materiali. Questo consente agli insegnanti di essere flessibili nella preparazione delle lezioni e di integrare le risorse di UNHCR con altri materiali così da rispondere in modo più puntuale alle esigenze didattiche, alla dimensione e alla composizione della classe. 

*Protection Associate UNHCR Representation for Italy, the Holy See and San Marino

Abbiamo parlato della scuola su misura nell’inserto de La scuola che sogniamo pubblicato su Tuttoscuola 

La scuola su misura è il modello che abbiamo presentato ad ottobre all’interno del nostro progetto “La scuola che sogniamo”.

Nell’inserto pubblicato all’interno del numero 605 ottobre di Tuttoscuola, oltre a questo articolo di Italo Fiorin troverai i seguenti approfondimenti sulla scuola digitale:

– Ma la nostra è una scuola inclusiva, di Italo Fiorin
– Fare la scuola dell’accoglienza, di Rosamaria Lauricella Ninotta
– La scuola che accoglie, come renderla reale?
, di Stefania Forte
– La scuola che sogno deve essere accogliente, di Francesco Cadelano

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