La scuola non deve dividere gli studenti in ‘eletti’ e ‘rifiutati’. Il confronto tra Bianchi e Marchetti

Nel quadro di quella grande kermesse culturale che è La Milanesiana, ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, si è svolto lo scorso primo luglio un interessante confronto tra il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, e il Presidente della Fondazione Corriere della Sera, Piergaetano Marchetti, docente emerito della Luiss.

In un’ora di confronto condotto in streaming, come ormai impongono lo spirito e la condizione sanitaria dei tempi, i due protagonisti del dibattito hanno toccato i principali temi dell’agenda politica in materia scolastica, a partire dal fatto che la scuola si rivela sempre più, come ha sottolineato Bianchi, da un lato lo snodo principale attraverso il quale si realizza l’art. 3 della Costituzione (la rimozione degli ostacoli di fatto che limitano l’eguaglianza dei cittadini) e, dall’altro, un ineludibile strumento di politica economica.

Con il taglio tipico della sua formazione economica, il ministro Bianchi, che presiede il G20 dei ministri dell’istruzione, ha sottolineato lo stretto legame esistente tra povertà materiale e povertà educativa. La povertà materiale è alla base di quella educativa, ma la povertà educativa, a sua volta, è tra le cause fondamentali di quella materiale, concorrendo ad innescare la “trappola della bassa crescita”. A questo corto circuito va attribuito il crescente livello di diseguaglianza sociale, come anche l’azione di freno allo sviluppo che si registra in diverse zone del mondo e del paese. Di qui l’importanza economica, oltre che civile, dell’investimento in istruzione ed educazione, sul quale insistono anche diversi Premi Nobel per l’economia, che sottolineano il ritorno in termini di aumento della produttività che deriva dal maggior livello di istruzione della popolazione di ciascun paese.

Questo ruolo di snodo per la realizzazione del diritto a una maggiore uguaglianza sociale, ha aggiunto il ministro, si realizza in una scuola che ha voluto definire, ancora una volta, “affettuosa”, precisando che il termine va inteso come luogo accogliente, socializzante, destinato allo sviluppo della capacità di lavorare in gruppo, come peraltro richiede sempre di più il mondo del lavoro, laddove la dimensione sociale, il lavoro di squadra, costituiscono un vantaggio competitivo irrinunciabile. Insomma – come ha chiosato l’altro protagonista del confronto, il prof. Marchetti – il contrario della scuola che divide i suoi studenti in “eletti” e “rifiutati”.

Un concetto che il ministro Bianchi ha ben esplicitato in un’altra occasione, intervenendo all’incontro virtuale “Che cosa serve alla scuola: priorità  imprescindibili” promosso da VITA e dalla rete Educazioni, nel quale ha affermato che “Il divario sulla dispersione scolastica è  inaccettabile, ma c’è  anche un altro divario. La nostra scuola non è  rigorosa perché  boccia troppo poco? No, la scuola ti mette la croce” se non vai bene “e ti fa disperdere, ti fa scomparire dall’orizzonte. No, la scuola dell’obbligo è obbligo anche per lo stato, per la società, per tutti i nostri figli ad avere un risultato nella vita e sentirsi parte della società”.

La scuola cosiffatta e concepita è chiamata a svolgere, ha detto il ministro Bianchi alla Milanesiana, una grande funzione nazionale, quella di riconciliare le due anime del Paese, che, in certe zone, raggiunge e supera gli standard europei, e in altre soffre di carenze strutturali che ne limitano la capacità di realizzare gli obiettivi prefissati.

Naturalmente, il centro di ogni strategia di rafforzamento del sapere è la funzione docente, che deve paradossalmente tornare all’antico, facendo del docente l’adulto di riferimento, la guida capace di far crescere la capacità critica dei giovani anche rispetto all’uso degli strumenti che il progresso e l’innovazione tecnologica pongono a loro disposizione. Una funzione docente per la quale occorre progettare, fin dai corsi di laurea, dei percorsi chiaramente rivolti alla professione. Affermazione, questa, che, però, contrasta in maniera piuttosto evidente con le recenti disposizioni in materia di reclutamento che sono state inserite nel decreto legge detto Sostegni bis, nel quale traspare il carattere contingente delle procedure previste.

Infine, dopo l’annuncio fatto nell’intervista a Tuttoscuola (numero di aprile), il ministro Patrizio Bianchi ha confermato la sua intenzione di convocare in autunno la Conferenza Nazionale della Scuola, a oltre trent’anni da quella voluta dall’allora ministro Sergio Mattarella.

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