La scuola meritocratica di Obama/1. Le scuole

Durante la campagna elettorale conclusasi lo scorso 7 novembre con il netto successo sullo sfidante Mitt Romney, il presidente Barack Obama è stato sostenuto dai due più importanti sindacati americani degli insegnanti, l’American Federation of Teachers (AFT) e la National Education Association (NEA), che ne hanno apprezzato l’impegno a difesa dei servizi pubblici in generale, e in particolare della scuola pubblica.

Sarebbe un errore però leggere tale impegno per i servizi e la scuola pubblica con occhiali europei, e soprattutto italiani (come pure si è fatto in questi giorni), nel senso di scuola gestita direttamente dalla mano pubblica con proprie strutture e personale. Obama ha parlato sette volte di scuola (Education) nel suo discorso da presidente appena confermato, ma lo ha fatto insistendo sull’obiettivo di avere scuole e insegnanti migliori a prescindere dal fatto che siano pubblici dipendenti e che insegnino in edifici di proprietà pubblica.

Le ‘Charter Schools’ lodate da Obama sono scuole finanziate con fondi pubblici ma gestite da privati con criteri di efficacia e di efficienza: sarebbe come se da noi fossero finanziate non tutte le scuole paritarie, ma certamente e per intero quella parte di esse che dimostra di funzionare meglio sulla base di una valutazione condotta con parametri oggettivi, compresi i test sui livelli di apprendimento degli studenti. Per le altre, quelle che non funzionano, nessun finanziamento se sono gestite da privati e soppressione se sono direttamente gestite da strutture pubbliche.