La scuola imperfetta di Paolo Sestito

È in libreria l’ultimo libro di Paolo Sestito, già commissario e presidente dell’Invalsi, incarico poi lasciato per assumere quello di capo del servizio Struttura economica della Banca d’Italia.

Il libro è intitolato ‘La scuola imperfetta’ (editore il Mulino), ed è il seguito ideale di un altro saggio, pubblicato nel 2010 con lo stesso editore, Il capitale umano, scritto dall’autore in collaborazione col suo predecessore alla guida dell’istituto nazionale di valutazione, Piero Cipollone.

Il saggio non è solo un bilancio della esperienza vissuta dall’autore all’Invalsi, ma anche l’occasione per riflettere e far riflettere sui principali aspetti di debolezza del sistema scolastico italiano come risultano anche dalle indagini internazionali (PISA, IEA) e dall’esito delle prove nazionali.

Finché i fattori di tale debolezza non saranno stati rimossi la scuola italiana resterà ‘imperfetta’, e la spesa per finanziarla continuerà ad avere le caratteristiche di un costo (qualcosa che si può sempre ‘tagliare’) piuttosto che quelle di un investimento, cioè di una spesa efficace, utile, e perciò non comprimibile.

Ma come far diventare efficace la spesa per l’istruzione in Italia? Tra le priorità Sestito indica la  lotta all’abbandono e alla dispersione, che a sua volta richiede non solo risorse aggiuntive da assegnare alle scuole più bisognose ma dirigenti e insegnanti più preparati e motivati (e perciò meglio selezionati e retribuiti) e una effettiva, maggiore autonomia delle scuole, con l’individuazione e la valorizzazione di figure intermedie che affianchino i dirigenti scolastici e con un modello di governance che dia maggior spazio e ruolo agli stakeholders locali.

Quanto agli strumenti della valutazione di sistema Sestito auspica un più ampio ricorso ai test, con uso del computer, all’interno degli esami di fine ciclo, estendendoli alla lingua straniera e alle scienze per la licenza media (ma evitando che l’eventuale voto insufficiente determini bocciature) e prevedendo prove standardizzate anche per gli esami di maturità, in modo che il loro esito possa aiutare gli studenti a orientarsi meglio nella scelta degli studi (o del lavoro) successivi.

Centrale e determinante per ogni disegno di riqualificazione del sistema educativo è comunque, insiste Sestito, la buona qualità degli insegnanti, che non passa attraverso l’assegnazione di premi individuali (che sarebbe anzi controproducente perché ridurrebbe la propensione al necessario lavoro di team) ma dipende dalla qualità della loro formazione iniziale e soprattutto dalla predisposizione di efficaci filtri all’ingresso nella professione, “con vere prove selettive di idoneità e meccanismi che confermino nel ruolo solo i capaci e i meritevoli”.

Un consiglio che non sembra essere stato accolto dall’attuale governo con l’assunzione in massa dei 148 mila precari delle Gae…