La scuola di Walter Veltroni

Riportiamo i principali passi che Walter Veltroni ha dedicato alla scuola nel discorso pronunciato a Torino il 27 giugno 2007.

Noi sappiamo che questa mattina, in Italia, nello stesso ambito territoriale, sono nati due bambini: uno è figlio di genitori entrambi laureati, l’altro è figlio di genitori con diploma di scuola media inferiore. Il primo ha sette volte le probabilità del secondo di laurearsi: un abisso di dispari opportunità, una immobilità sociale che è causa non ultima dello scarso dinamismo economico.”

Se la nostra è la società della conoscenza, l’educazione e la formazione sono al centro di tutto. Non possiamo più trovarci costantemente agli ultimi posti tra i paesi a cosiddetto sviluppo avanzato, non è più accettabile che i diplomati tra i 25 e i 64 anni, ossia nella fascia di età dove si concentra il tasso di occupazione, siano solo il 37,5%, otto punti in meno della media Ocse. Non è possibile che i laureati in Italia siano appena il 12% della popolazione, poco più di uno ogni dieci italiani, la metà della media Ocse“.

Abbiamo bisogno di un piano nazionale per la scuola e l’Università. E’ una priorità assoluta. Dobbiamo dare credito alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi. Renderli sicuri che alla fine del loro percorso formativo, sia nelle scuole secondarie che nelle Università, potranno avere accesso ad una prima esperienza di lavoro, sotto forma di stage, di master, di apprendistato tradizionale o di alto apprendistato. Dobbiamo offrire a tutte e tutti un’opportunità, con meccanismi di selezione trasparenti, che premino i più meritevoli. E valorizzare, soprattutto, il sistema dell’istruzione tecnica e professionale, per il quale il sistema delle imprese italiane esprime una domanda di circa 200 mila giovani qualificati all’anno, che spesso, e soprattutto al Nord, c’è difficoltà a reperire“.

Veltroni ha infine citato, condividendolo, un passo della relazione presentata dal governatore Draghi all’assemblea della Banca d’Italia di quest’anno: “La bassa collocazione del nostro sistema scolastico nelle graduatorie internazionali ha una caratterizzazione territoriale che merita attenzione. Al Sud i divari nei livelli di apprendimento sono significativi già a partire dalla scuola primaria, tendono ad ampliarsi nei gradi successivi: un quindicenne su cinque nel Mezzogiorno versa in una condizione di ‘povertà di conoscenzà anticamera della povertà economica. Il ritardo si amplia se si tiene conto dei più elevati tassi di abbandono scolastico. L’esistenza di un divario territoriale così marcato mostra che il problema non sta solo nelle regole, ma anche nella loro applicazione concreta“. Conclusione: “Per cambiare la scuola italiana, si deve muovere dalla constatazione dei circoli viziosi che la penalizzano, disincentivano gli insegnanti, tradiscono le responsabilità della scuola pubblica“.