La scuola di Veltroni

Se mercoledì prossimo a Torino Walter Veltroni accetterà, come appare probabile, di guidare il Partito Democratico, potrebbe esserci qualche novità anche per la politica scolastica.
Molti ricordano che sempre a Torino nel 2000, da segretario dei Democratici di Sinistra, Veltroni scelse il motto di Don Milani “I care” (mi interessa, me ne occupo) come slogan del congresso di quel partito. Un legame, quello con la memoria e l’insegnamento di don Milani, riaffermato ancora sabato scorso, con l’omaggio reso alla tomba del priore di Barbiana.
Questo potrebbe significare che, almeno in prospettiva, la strategia di politica scolastica di quello che si profila come il futuro partito egemone del centrosinistra italiano potrebbe cambiare, spostando il proprio asse dalle logiche di tipo istituzionale, centrate sugli ordinamenti e sui percorsi, a quelle di tipo socio-educativo, focalizzate sui contenuti e sui risultati.
E’ presto, naturalmente, per dire se questo porterà al superamento dell’ottica con la quale l’attuale governo sta procedendo alla revisione della riforma Moratti, un’ottica ancora fortemente influenzata dai modelli scolastici tradizionali, come dimostra il rilancio (neoconservatore?) della tripartizione dell’istruzione secondaria superiore in liceale, tecnica e professionale, con l’appendice dei percorsi triennali di qualifica.
Sarebbe probabilmente più coerente con la filosofia personalistica ed egualitaria alla quale Veltroni si ispira la scelta di un modello più unitario, fondato su un nucleo di saperi e competenze chiave condiviso, e molto impegnato, già dalla scuola di base, sul piano delle politiche compensative, versione italiana delle “affimative actions” del riformismo americano, al quale Veltroni ha sempre detto di volersi ispirare.
Un modello che in qualche modo riproporrebbe – chissà – l’impianto unitario “panlicealista” della legge n. 30 (riforma Berlinguer), e recupererebbe anche, per certi aspetti, l’impostazione quasi altrettanto panlicealista dell’area liceale della riforma Moratti. Un’operazione che potrebbe perfino raccogliere un consenso bipartisan, certamente non sgradito all’ecumenico Veltroni.