‘La scuola corre un grave pericolo’: Matteo Salvini scrive a Sergio Mattarella

Matteo Salvini affida al quotidiano “Avvenire” una lettera aperta al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sulla scuola. “Corre un grave pericolo. Non possiamo permetterci di arrivare alle scadenze di settembre con le poche (e a tratti confuse) idee che finora hanno caratterizzato il dibattito nella maggioranza di Governo” scrive Salvini.

Salvini ricorda inoltre  che il capo dello Stato è stato ministro dell’Istruzione: ” Le chiedo di valutare se esistano margini per accelerare una scelta politica in tempi brevi da parte della maggioranza. Non entro nel merito delle misure da adottare, perché è giusto che l’iniziativa competa al Governo, più semplicemente sottolineo l’urgenza delle sofferenze che quotidianamente mi vengono testimoniate dai cittadini che incontro. Madri, padri, insegnanti, studenti, personale ausiliario sono sempre più preoccupati per il vuoto insostituibile lasciato nei processi di coesione e di crescita di un Paese. Qualcosa di più di un luogo di trasmissione della conoscenza, la scuola è soprattutto incubatrice di identità culturale e nazionale, senso di appartenenza, solidarietà, vera integrazione di tutti oltre ogni steccato sociale e culturale. Permette una maturazione sia umana che professionale degli studenti finalizzata alla loro emancipazione come cittadini consapevoli di se stessi e del mondo. 

Il leader della Lega rammenta anche “il messaggio affettuoso” di Papa Bergoglio per presidi e insegnanti e sottolinea il ruolo delle scuole paritarie citando l’importanza della scuola cattolica: “Non possiamo continuare a delegare alla buona volontà e alla competenza dei nostri presidi e dei nostri docenti (a cui recentemente ha rivolto un pensiero affettuoso anche papa Francesco) lo sviluppo e il miglioramento di una scuola sempre più affaticata e che riemerge confusa e smarrita dopo l’emergenza del coronavirus.
È proprio nei tempi di crisi che si rivela il ruolo irrinunciabile della scuola, vero pilastro della identità e dello sviluppo dell’Italia.
Questo ruolo formativo ed educativo, di garanzia del diritto allo studio, viene svolto anche grazie al concorso della scuola paritaria. Non va vista soltanto nell’ottica del contributo che dà al nostro sistema nazionale d’istruzione, ma anche come espressione della vitalità e della pluralità culturale del nostro Paese e della libertà delle famiglie di potere indirizzare l’educazione dei propri figli secondo i principi culturali e religiosi che le ispirano e che sono il retaggio ineludibile di tutta la nostra storia. Questa libertà è sancita solennemente dalla Costituzione nell’articolo 33, che ricorda altresì come «la legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare a esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali». È davvero sconcertante vedere come oggi la crisi conseguente a una gestione dissennata dell’emergenza coronavirus abbia colpito proprio uno dei punti di forza del nostro sistema. Dalla scuola cattolica è venuto l’impulso all’emancipazione e allo sviluppo in epoca di gravissima crisi sociale ed economica del nostro Paese. Come non pensare al ruolo svolto da san Giovanni Bosco nell’Ottocento, secolo travagliato di rivoluzioni industriali e di lotta per i diritti sociali, contro lo sfruttamento e l’assenza di sicurezza sul lavoro. Quel sacerdote formatosi in una Torino piena di contraddizioni ebbe l’idea profetica di far passare per la formazione e la professionalizzazione dei ragazzi la via che li portasse ad una piena maturazione, non solo come buoni cristiani”