La scuola che vorrebbero i nostri figli/2

La lettera della madre di Francesco Ho chiesto ai miei figli che tipo di scuola vorrebbero e loro, singolarmente, mi hanno risposto così… prosegue con le risposte di Mattia (16 anni), Luca (9) e Clara (5) che toccano altre due questioni di grande attualità nel nostro sistema scolastico: la motivazione degli insegnanti e il numero di alunni per classe.

Mattia: “noto con disagio che alcuni insegnanti, o perché prossimi alla pensione o perché fortemente frustrati dai non cambiamenti sono spesso disillusi, con poca conoscenza del modo di trasferire il sapere. So che oltre ad essere insegnanti sono anche donne e uomini, madri e padri e quindi tutte le scartoffie che devono compilare non li ripaga e spesso si incartano nella burocrazia e poco danno in termini di umanità in classe a noi ragazzi”.

Se questo fosse l’identikit del docente medio italiano (è l’opinione di un adolescente, e come tale va comunque tenuta in considerazione), i politici, che hanno a cuore la scuola e che parlano di centralità del sistema educativo per favorire lo sviluppo sociale ed economico del nostro Paese, dovrebbero forse cominciare proprio da qui, dalla rivalutazione della funzione docente e dalla motivazione all’esercizio di una delle professioni più importanti del nostro vivere quotidiano.

Luca (9 anni): “vorrei più laboratori magari riuscire a parlare del corpo umano, della terra che ci dà da mangiare. La frutta arriva nella scuola e ci viene data in un involucro di plastica, non si fanno pause fuori se non perché, la mia maestra, che è una in gamba e mette da parte la paura, ci fa uscire. Ma adesso che non c’è, nessuno si prende la responsabilità di portare fuori 25 bambini e quindi io non voglio passare tante ore seduto ad ascoltare e scrivere perché bisogna portare avanti il programma”.

Clara (5 anni): “a scuola gioco ma spesso sento che le maestre non riescono a portarci fuori perché siamo tanti e loro sono in pochi neanche in bagno riescono ad andare. Mi piace quando riusciamo a cucinare a lavorare con la farina, il didò, i pennelli ma le signore si lamentano che sporchiamo e quindi non lo facciamo spesso”.

Nelle scuole dei più piccoli, più che altrove, il numero elevato di alunni in classe rende difficile l’insegnamento individualizzato, emargina i più deboli, stressa gli insegnanti e contribuisce ad abbassare il livello qualitativo dell’offerta educativa.

Si può fare meglio? Qualcuno tra chi si propone di guidare il paese per i prossimi cinque anni ci sta pensando?

Invitiamo a rispondere alle osservazioni di questi ragazzi e a dire la vostra su quale scuola assicurare ai nostri figli su www.facebook.com/tuttoscuola