
La saggezza del presidente Napolitano, profeta disarmato
“Per avere un’Italia migliore abbiamo bisogno di una scuola migliore, le condizioni del nostro sistema scolastico richiedono scelte coraggiose di rinnovamento: non sono sostenibili posizioni di pura difesa dell’esistente“.
Aveva parlato con chiarezza, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in occasione dell’inaugurazione ufficiale del nuovo anno scolastico al Quirinale, di fronte a 2.600 ragazzi presenti alla cerimonia. E perché non ci fossero dubbi sul suo pensiero aveva aggiunto che l’obiettivo di “ridurre a zero nei prossimi anni il deficit pubblico” e di “incidere sempre di più sul debito accumulato nel passato“, obiettivo a cui “nessuna parte sociale e politica” può sottrarsi, “comporta anche un contenimento della spesa per la scuola“.
Ciò premesso, il presidente della Repubblica aveva auspicato “uno sforzo di maggiore serenità nel confronto tra maggioranza e opposizione in Parlamento, tra governo e parti sociali“, perché le riforme del sistema scolastico sono necessarie e urgenti, e per la loro natura di investimenti di lungo periodo devono essere condivise al di là del variare delle maggioranze parlamentari.
Anche pochi giorni fa, rispondendo a una lettera di studenti, dottorandi e ricercatori dell’Università La Sapienza, Napolitano ha auspicato che, ferma restando la sovranità del Parlamento sulle leggi da approvare, “si creino spazi per un confronto – in sede parlamentare – su come meglio definire e distribuire nel tempo i tagli ritenuti complessivamente indispensabili“. Occorre perciò, ha concluso il Presidente, che “tutte le istituzioni e le forze sociali e culturali si predispongano senza indugio a tale confronto, in termini riflessivi e costruttivi, dando prova di determinazione e intelligenza“.
Ci sembrano parole sagge e lungimiranti. Saranno ascoltate nel clima di vocianti contrapposizioni nel quale si sta avvitando il nostro Paese?
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