La rivincita della Moratti su Tremonti

Dopo quattro mesi di “sosta” (forzata) nei cassetti di Palazzo Chigi, lo schema di decreto legislativo, proposto dalla Moratti ai colleghi ministri già a metà maggio, è stato dunque varato. Cosa è cambiato da allora? E’ interessante infatti capire chi ha vinto il braccio di ferro tutto interno alla Casa delle libertà.
Ebbene, premesso che il testo dello schema di decreto non è disponibile, ma tutto lascia credere che sia rimasta sostanzialmente invariata la bozza circolata a maggio, due erano stati i punti sui quali si era infranta l’azione del ministro Moratti: la mancanza del piano finanziario, che secondo il ministro Tremonti avrebbe dovuto essere definito prima del primo decreto attuativo, per inquadrare e garantire le spese necessarie all’attuazione della riforma; il nodo del docente tutor, fortemente avversato dall’Udc.
Sulla prima questione la Moratti, da quel che si sa, aveva inviato per tempo a Tremonti la sua proposta per la predisposizione del piano di investimenti, ma non era bastato. Tutto rinviato e, visto che il piano non era stato predisposto entro i previsti 90 giorni, si pensava ormai che tutto fosse rimandato alla Finanziaria.
Ma la Moratti non si è data per vinta e con l’appoggio del Presidente del Consiglio, dal quale era stata ricevuta nei giorni scorsi, è riuscita a strappare un sì al collega dell’Economia e al Consiglio dei ministri contestualmente all’approvazione del “suo” decreto per la riforma.
E così lo schema del decreto è stato approvato prima del piano finanziario, perché quello di venerdì scorso è stato, per il piano (mancante ancora dell’attribuzione delle risorse alle singole voci), un ok in prima lettura, dovendo essere sottoposto ad intesa con la Conferenza unificata Stato-regioni-città.
Il piano finanziario sarà quindi definitivamente approvato dal Consiglio dei Ministri tra un mese o due, ma nel frattempo lo schema di decreto legislativo morattiano avrà compiuto buona parte del suo cammino nella procedura consultiva prevista (conferenza unificata e commissioni parlamentari). Al contempo però la previsione della quantificazione della spesa è stata fatta e il governo non può più rimangiarsela.
Resta da vedere quanto di questi fondi proverrà da nuove risorse e quanto sarà ricavato da risparmi interni al sistema scuola.