La riforma non basta: occorre modernizzare la società

Tra marginalizzazione e delegittimazione, dunque, sono molti gli elementi che dovrebbero spingere a mettere velocemente in campo una seria riflessione sulla scuola e azioni coerenti.
Una priorità sono le politiche del personale, finora tra le più disattese, se si escludono le parziali immissioni in ruolo di precari e la rincorsa a continue sanatorie nelle procedure concorsuali per aspiranti dirigenti scolastici, peraltro in gran parte ormai sulle soglie della pensione.
Un altro esempio dell’effetto di quei “circoli viziosi”, denunciati da Draghi, che per essere interrotti hanno bisogno di un’assunzione di responsabilità di tanti soggetti, che vanno dal Parlamento, all’amministrazione e ai sindacati, dai quali devono venire non solo richieste, ma anche proposte innovative e coraggiose.
Questo perché cambiare la scuola, ridarle vitalità e gusto per la competizione è una missione difficile, rischiosa. Ma è una scommessa che può essere vinta solo se ognuno farà bene il proprio mestiere, se le dirigenze – politiche, amministrative e sociali, insieme – sono pronte ad assumersi le responsabilità e le conseguenze del cambiamento. Altrimenti resterà una missione… impossibile.