La riforma Moratti si ispirerà al modello finlandese?

In Italia come in Finlandia, parola di ministro. La riforma scolastica che verrà ha un modello davanti, quello nord europeo, ha spiegato la Moratti, con una definizione degli standard educativi di ogni fascia d’istruzione e maggiore autonomia degli istituti nella gestione dei processi formativi. Obiettivo non facile da raggiungere, visto che deve accompagnarsi anche ad un contenimento complessivo dei costi.
I risultati dell’indagine PISA (Programme for International Student Assessment) erano già stati presentati dall’OCSE a dicembre, pur non essendo stati messi ufficialmente a disposizione delle scuole da parte del ministero (in ogni caso ampie informazioni sono rinvenibili in www.cede.it). Perché allora “TreElle”, vicina a Confindustria, ha voluto rilanciare il tema, a Roma, il 28 maggio scorso? Si trattava di offrire al ministro Moratti l’opportunità di misurarsi in pubblico con la sua collega inglese, ministro Estelle Morris, su un tema a lei particolarmente caro: come coniugare una migliore qualità complessiva del sistema educativo con il contenimento della spesa (Moratti ha parlato di “costo più giusto”).
La Gran Bretagna di Blair in questi ultimi anni ha chiuso o affidato a privati le scuole pubbliche più inefficienti, premiando con riconoscimenti economici le scuole e gli insegnanti migliori, valutati con test di apprendimento. L’indagine PISA, tuttavia, evidenzia i risultati raggiunti con interventi meno traumatici dalla Finlandia, al cui modello la Moratti ha detto di volersi ispirare: anche in Italia si tenderà a fare massima chiarezza sulle prestazioni attese, definite in forma di standard nazionali, e valutate a livello centrale.
In compenso, sarà data maggiore autonomia alle scuole nella gestione dei processi formativi, e soprattutto sarà prevista una forte personalizzazione dei piani di studio individuali: come in Finlandia, essi prevederanno un curricolo obbligatorio di ampiezza limitata (l’ipotesi è 825 ore all’anno nella fascia secondaria: 25 ore settimanali medie) accompagnato da un cospicuo numero di materie e attività facoltative (300 ore annue, e anche di più nei percorsi professionali).