La riforma che non parte

Cominciamo dalla riforma degli ordinamenti. Il nuovo governo appena insediato ha bloccato una riforma della scuola, tutta da provare, certo, ma che comunque era già legge, e ne sperimenta ora un’altra non ancora discussa dal Parlamento, dopo aver accarezzato l’idea di avviarla da subito con un decreto legge. Ma sono stati gli stessi alleati di governo a interrompere il sogno del ministro Moratti: “impensabile – ha dichiarato senza mezzi termini il responsabile scuola dell’Udc Beniamino Brocca – fare una riforma per decreto legge”, unendosi a quanto già espresso dal ministro Giovanardi e dal forzista Asciutti, presidente della commissione istruzione del Senato.
Il ministro Moratti si dovrà quindi accontentare di anticipare pezzi di riforma con la sperimentazione in qualche territorio amico (Lombardia e provincia di Trento).
Eppure le qualità del ministro Moratti si sono viste al tavolo delle trattative per il mercato del lavoro con il ministro Maroni sull’art.18 e dintorni. Gli ammortizzatori sociali di cui si sta trattando portano anche la sua firma in materia di formazione professionale, obbligo formativo ed educazione degli adulti. Musica per le sue orecchie di manager. Ma in casa istruzione la musica è molto diversa e il manager sembra in difficoltà proprio nel campo che per il suo percorso professionale le dovrebbe essere più congeniale: quello dei conti e dei bilanci economici.