La rete scolastica non cambia e le piccole sedi restano senza DS

Fumata nera della Conferenza unificata sulla riforma del dimensionamento

Il nuovo dimensionamento per la rete scolastica dovrà aspettare. L’intesa in Conferenza unificata sembrava fatta, dopo che in sede tecnica era stato concordato un testo che prevedeva una sostanziale modifica della norma (legge 111/2011) che aveva modificato la struttura della rete e, in particolare, l’organico dei dirigenti scolastici.

L’intesa si era resa necessaria per la parziale bocciatura della Consulta che aveva ritenuto illegittima la procedura unilaterale dello Stato con esclusione della concorrenza delle Regioni.

In sede tecnica era stato concordato un parametro medio per istituzione scolastica di 900 alunni e, cosa più importante, erano stati restituiti i posti di dirigente titolare nelle piccole sedi sottodimensionate di montagna. La restituzione di quei posti, anche se temperata dal dimezzamento degli organici di dirigente dei CPIA (da 107 a 55), aveva un costo di circa 200 milioni su cui pendeva l’ok definitivo del MEF.

Ok che alla fine non c’è stato. Senza la garanzia di risorse certe da parte del Governo, non ci sono le condizioni per dare pieno seguito all’intesa sul dimensionamento della rete scolastica. È stata questa la posizione che hanno espresso unitariamente le Regioni, con la conseguente richiesta di chiedere il rinvio dell’intesa.

La vicepresidente della Toscana, Stella Targetti, coordinatrice degli assessori all’istruzione, ha sottolineato il disappunto delle Regioni di fronte alla realtà emersa nel corso dell’incontro e ha ribadito come sia fondamentale che il nuovo criterio di definizione del contingente regionale dei dirigenti scolastici venga sancito solo al momento in cui c’è la reale certezza che sia sostenibile finanziariamente l’abrogazione della norma attuale.

A questo punto tutto è rimandato al dopo elezioni. Difficile che con il prossimo anno scolastico possano intervenire modifiche significative sulla attuale situazione della rete.