La prima volta della riforma tra rigidità e flessibilità

Per l’attuazione della riforma del primo ciclo di istruzione sono stati varati diversi provvedimenti, legislativi e amministrativi, che hanno tracciato la linea d’azione precisando i principi fondamentali da realizzare per questo cambiamento del sistema di istruzione nazionale.

Vi sono anche norme transitorie per la prima fase di attuazione (ultima parte del decreto legislativo n. 59/2004) e suggerimenti per una flessibilità e gradualità di interventi (circolare ministeriale n. 29/2004). Sembra di capire che nella riforma vi sono alcuni aspetti considerati “di architettura” (i principi, le norme generali) e altri ritenuti “di riempimento” (le forme, i criteri e le misure di accompagnamento della riforma).

Sui primi non si può discutere (nell’immediato), sui secondi sì.

Il clima di scontro che si respira a livello politico e sindacale, rischia di generare negli operatori scolastici disagio e incertezza nell’applicazione della riforma. Con quale stato d’animo dovrebbero iniziare il loro lavoro?

C’è un passaggio della legge delega 53/2003 che può fornire un utile suggerimento. All’art. 1 comma 4 si afferma che “ulteriori disposizioni, correttive e integrative dei decreti legislativi… possono essere adottate… entro diciotto mesi…” dalla loro entrata in vigore.

Insomma la riforma potrebbe essere applicata dalle istituzioni scolastiche con molta flessibilità, evitando rigidità, ponendosi in posizione di ricerca, sperimentazione e verifica.

I 18 mesi “di prova” scadranno ai primi di settembre del 2005 e questo primo anno di riforma diventerà anche l’anno per verificarne e assestarne i profili più significativi. Una sorta di periodo di sperimentazione delle innovazioni, i cui esiti potrebbero costituire la base per gli assestamenti ordinamentali ed organizzativi che l’esperienza concreta dovesse suggerire.

Finché c’è una legge in vigore, e nei limiti in cui ci siano provvedimenti attuativi effettivamente applicabili, sarebbe auspicabile che questa verifica per l’eventuale integrazione del decreto avvenisse con la costruttiva partecipazione e il coinvolgimento delle scuole impegnate ad attuare la riforma.

Le istituzioni scolastiche, opportunamente sollecitate dal Miur, potrebbero sfruttare al meglio questa occasione per provare, sperimentare e verificare la piena fattibilità della riforma.