All’indomani dei fatti drammatici di Parigi, rispetto ai quali si profila la tentazione di chiudersi nella paura lasciando fuori tutto ciò che è diverso e può apparire foriero di insidie e di possibili rischi, sembra utile e opportuno offrire una riflessione sulla vicenda della mostra apparentemente “vietata” ad una classe di scuola primaria di Firenze, per timore che i temi religiosi delle opere esposte potessero turbare i bambini non cattolici.
La questione dell’inclusione e del rispetto delle culture nella scuola non si risolve di certo con l’individuazione di tematiche “neutrali” (ammesso che ne esistano), cioè di argomenti asettici e non ascrivibili a precise identità di nazione, fede, tradizione. Piuttosto, ci sembra che dovrebbe avvenire esattamente il contrario, ovvero aprire quanto più possibile la sfera della conoscenza delle dimensioni e dei codici da sperimentare e comprendere. Ben vengano – insieme a quelle di arte europea – le visite a mostre e musei di arte islamica, africana ed estremo orientale; ben venga il confronto e la lettura degli intrecci che hanno portato allo sviluppo della nostra dimensione culturale, e cioè di un vero mosaico di influssi e di commistioni (si pensi all’arte della Sicilia medievale, solo per fare un esempio!). Giustamente e certo non a caso, in questo momento devastante per l’Europa lacerata dal terrore degli attentati, il ministro dell’istruzione Giannini ha invitato il mondo della scuola ad “aprire le porte”, per confermare il nostro impegno etico di tolleranza e di solidarietà verso “l’altro”.
L’arte è uno spazio aperto di riflessione, di cultura e di pluralità. Al di là delle sue indiscusse potenzialità formative, “essa favorisce – ha aggiunto Rosa De Pasquale, capo dipartimento del Miur – il pensiero critico, lo sviluppo di competenze trasversali, l’acquisizione di valori di cittadinanza. Per i bambini, il contatto con l’opera stimola la curiosità, suscita emozione e facilita la riflessione sui vari aspetti della vita e del mondo che ci circonda”. E’ poi compito degli insegnanti porgere questi spunti senza forzature, con intelligenza ma anche senza timori eccessivi. Nelle scuole come nei musei l’arte si espone, si illustra e si lascia parlare attraverso la propria aura di bellezza e di armonia: non la si impone e di certo non la si presenta come una raccolta di immagini devozionali.
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