Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

La miopia laica del presepio vietato

Le cronache delle settimane scorse hanno dato notizia – e da qualche anno non è la prima volta che capita – di dirigenti scolastici che vietano il presepe nella scuola in nome della laicità e del rispetto delle minoranze presenti.

Quando non sono i dirigenti a vietarne l’allestimento, sono spesso gli insegnanti, più o meno per le stesse ragioni, a decidere di fatto di non procedere a preparare il presepio a scuola.

Non vi è alcuna disposizione che preveda l’allestimento del presepe a scuola, ma, quando intenzionalmente si decide di non farlo per rispettare le minoranze e le altre culture, c’è da chiedersi se tutto questo ha laicamente senso.

Premesso che il presepe non costituisce di per sé un atto di devozione con valore spirituale o religioso, ma si inserisce piuttosto nel solco della tradizione anche se indotto dalla Chiesa cattolica, il rifiuto – per coerenza – dovrebbe riguardare tutto il Natale in ogni sua manifestazione esteriore: stella cometa, zampognari, luci, colori, festa, vacanza, sospensione delle lezioni.

In questi giorni, anche se in forma secolarizzata, tutto parla di Natale. Coerentemente, secondo questo principio di rispetto delle altre culture e delle minoranze presenti a scuola, bisognerebbe vietare tutto, negare qualsiasi legame con quella festa.

Un malinteso principio di laicità si sta mostrando, dunque, miope e illogico, alimentando, per contrapposizione, sentimenti di divisione e punendo la maggioranza degli alunni che hanno diritto alla loro identità culturale. 

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