Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

La mappa delle religioni nelle scuole italiane

Dopo le polemiche per alcune iniziative contro il Natale, è quanto mai di attualità  il problema delle diverse religioni professate dagli alunni con cittadinanza non italiana.

Ma quanti sono gli studenti che professano fedi diverse da quella cattolica nelle classi italiane? Tuttoscuola lo ha stimato sulla base dei dati sulla nazionalità degli studenti stranieri e sulle religioni prevalenti nei diversi Paesi interessati.

Gli 802 mila ragazzi stranieri scolarizzati in Italia rappresentano 174 nazionalità diverse.

Gli alunni stranieri sfiorano il 9% dell’intera popolazione scolastica. Sono almeno 14 le religioni, oltre a quella cattolica, professate dagli studenti stranieri in Italia. 113 le diverse lingue parlate dai ragazzi o, meglio, dalle loro famiglie.

La comunità più ampia (38% di tutti gli alunni stranieri) è quella islamica, con un trend in forte crescita. Gli alunni musulmani rappresentano il 3,3% della popolazione scolastica delle scuole statali e paritarie (complessivamente 9.036.499 nel 2013-14). Oltre 300 mila studenti di fede islamica, pari più o meno quello di tutti gli alunni di una Regione di medie dimensioni come la Calabria. Tra questi, ad esempio, ci sono 1.073 siriani, 403 libici, 339 iracheni. E sono in crescita tumultuosa. L’11 settembre 2001 gli alunni musulmani nelle nostre classi erano 81 mila: da allora si sono incrementati del 371%, arrivando a 302 mila.

Tra gli studenti stranieri i cristiani (cattolici, ortodossi, protestanti, copti), provenienti soprattutto dall’est europeo e dall’America meridionale, sono il 49%, gli islamici come detto il 38%; i buddisti, in forte crescita rappresentano il 5% (cinque anni fa erano il 2,5%); è stabile con tendenza all’incremento l’induismo (2,9%), la religione praticata da ragazzi indiani. Seguono religioni minori (animismo, ebraismo) che, tuttavia, in alcune realtà scolastiche si presentano in piccoli raggruppamenti di una certa consistenza che vanno considerati.

Ignorare questa mappa religiosa, limitandosi a rinforzare la conoscenza e l’uso della lingua italiana (azione pur benemerita e anzi da rafforzare), ignorando le radici culturali e religiose degli alunni stranieri, non è certamente opportuno.

Iniziative di conoscenza in una logica di reciprocità possono servire certamente a consolidare il bagaglio culturale degli uni e degli altri.  

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