La manovra, l’Indire e l’Invalsi

Affronta il tema dei due organismi dell’Indire e dell’Invalsi il nostro lettore Gian Carlo Sacchi, la cui email volentieri pubblichiamo.

Invitiamo gli altri lettori a inviarci le loro opinioni sul tema (o su altri temi nuovi da proporre), scrivendoci come di consueto a botta_e_risposta@tuttoscuola.com.

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Nell’ambito della “razionalizzazione della spesa relativa all’organizzazione scolastica” ricompaiono INDIRE e INVALSI. Già nel recente decreto “mille proroghe” se ne era parlato come di due delle gambe, la terza era quella degli ispettori, del sistema nazionale di valutazione. Un’ipotesi già avviata attraverso attività valutative che l’INVALSI ha messo in atto, che però sembra voler andare oltre ai test, ed ha bisogno di essere regolamentata, ma soprattutto consolidata, sia dal punto di vista delle risorse umane che finanziarie. L’Istituto è commissariato, ha pochi soldi ed ha personale precario. Ci voleva dunque una manovra che prevedesse un “programma straordinario di reclutamento”, anche per liberare eventuali utilizzati provenienti dalle scuole, consentendo così un organico capace di far fronte ai nuovi compiti.

Il giallo è invece legato al destino dell’INDIRE, fantasma nella discussione del mille proroghe e risuscitato nella più recente manovra. Infatti tale Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione, Ricerca Educativa era stato soppresso, insieme ai confratelli Istituti Regionali di Ricerca Educativa, e da questa operazione è nata l’ANSAS: Agenzia Nazionale Supporto all’Autonomia Scolastica, che con la manovra viene eliminata. Una semplice razionalizzazione dunque, o c’è qualcosa di più, dal momento che anche quest’ultima deve fare un programma straordinario di reclutamento e poi morire. Letta così sembrerebbe piuttosto paradossale che un’istituzione assuma dipendenti e cessi l’attività, ad essa subentra un “ente di ricerca con autonomia scientifica, finanziaria, patrimoniale, amministrativa e regolamentare”, che ancora deve definire tutta quanta la sua impostazione e già si trovi del personale operativo sia in un livello centrale, sia in “3 nuclei territoriali”.

Ma andiamo in profondità, perché la cosa potrebbe essere interessante.

In principio era l’INDIRE, un Istituto Nazionale di Ricerca Educativa collegato con altrettanti Istituti Regionali autonomi. A questa rete lo Stato forniva il personale, utilizzato dalle scuole e una certa disponibilità economica che veniva integrata da interventi delle regioni, dell’UE, da incarichi di ricerca e di formazione provenienti anche da privati.

Il senso dell’operazione in un periodo in cui si credeva che il sistema formativo fosse davvero una risorsa primaria di sviluppo del nostro Paese era quello di decentrare le attività legate alla documentazione didattica, l’innovazione, sperimentazione e ricerca educativa dal Ministero, per portarle verso le autonomie scolastiche ed i sistemi formativi territoriali.

Questa strategia subì un’interruzione nell’ultimo decennio che portò ad un riaccentramento di tali competenze, ma non verso il ministero stesso al quale nel frattempo era stato modificato lo statuto, bensì verso un’Agenzia che pur ne fosse la longa manus, con sede a Firenze (sede anche del passato INDIRE) e con nuclei decentrati presso gli Uffici Scolastici Regionali, recuperando quel poco personale dei predetti Istituti Regionali, ormai anch’essi aboliti.

Ora un’altra inversione radicale: si torna a parlare di un ente con autonomia e di “raccordo con le regioni”. Si sa che nel frattempo presso la sede fiorentina funziona l’Agenzia Nazionale per gli scambi europei, che impiega un certo precariato. Comunque si può pensare di poter così migliorare la funzionalità del nuovo ente con questo piano straordinario di reclutamento, senza dimenticare che ci sono tante competenze maturate nella scuola che potrebbero essere utilizzate proficuamente nella ricerca didattica e nella formazione, anche d’intesa con le università per quanto riguarda l’ingresso alla professione dirigente e docente.

Ben venga dunque un ritorno all’INDIRE come istituto nazionale, che però sappia aprire al territorio, d’intesa appunto con le Regioni, in modo da andare ben oltre ai 3 nuclei, cercando anche una condivisione di finanziamenti, come peraltro avveniva in tante realtà ai tempi degli IRRE.

Deve trattarsi di un “ente” davvero autonomo, come per altro lo deve essere l’INVALSI, che dialoga con il governo centrale, ma anche con il sistema delle autonomie territoriali.

Ciò che va affermato è l’autonomia del “sistema professionale” nella scuola, che deve essere sostenuta nel miglioramento della qualità dell’offerta, sia a livello nazionale, sia territoriale.

Ora anche il mille proroghe è a posto, perché volendo parlare dell’ANSAS, che sarà abolita, evocava l’INDIRE che verrà ripristinato, è comunque importante ribadire che l’INDIRE è un Istituto Nazionale Autonomo di Ricerca Educativa e non un’appendice del sistema valutativo. Prima dunque di intervenire sulla terapia, a sostegno dei “programmi di miglioramento”, deve impegnarsi per la promozione della qualità del sistema con sue proposte e capacità di relazione con le altre agenzie che operano nel settore.

Ben venga altresì che sia per INDIRE sia per INVALSI si provveda a dotazioni finanziarie e di personale sicure e stabili. Ricerca e valutazione infatti devono realizzare costantemente un circolo virtuoso: una ricerca senza valutazione può essere velleitaria, lo sappiamo; viceversa il sistema però collassa.

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