La linea di rottura della Flc-Cgil non si ferma solo al contratto

Dopo gli strappi della Cgil confederale culminati con lo sciopero generale del 12 dicembre scorso, senza Cisl e Uil, imitati dai sindacati di categoria che non hanno voluto sottoscrivere i rinnovi dei contratti nazionali, anche la Flc-Cgil ora ha rotto con gli altri sindacati del settore, rifiutando di sottoscrivere l’ipotesi di accordo per il secondo biennio economico 2008-2009 del comparto scuola, giudicato una beffa  per la categoria.

Sul proprio sito (www.flcgil.it) il sindacato di Pantaleo esprime un giudizio severo sui contenuti dell’accordo, affermando che “le risorse sono una miseria e offendono la dignità dei lavoratori della scuola“. Nel breve comunicato, però, non si esprimono valutazioni sul comportamento dei sindacati firmatari, quasi si volesse mantenere aperta la porta per una ricucitura dei rapporti.

Se la Cgil-scuola, come ha annunciato, andrà nelle scuole per sottoporre a referendum l’ipotesi di accordo, potrebbero crearsi difficoltà in casa degli altri sindacati confederali, perché sarà inevitabile che nelle assemblee referendarie, anziché limitarsi a trattare la questione dell’accordo e delle  scarse risorse erogate, si discuta soprattutto delle riforme Gelmini, di maestro unico e di tagli di posti, che si potrebbe riflettere in un voto negativo sul referendum.

In caso di vittoria referendaria, però, l’ipotesi contrattuale non verrebbe annullata, perché per renderla valida basterà la maggiore rappresentatività complessiva dei sindacati firmatari. Ma si creerebbe un vulnus politico con conseguenze non facili da valutare che potrebbero anche determinare ricadute negative sia nel mondo della scuola che di quello politico e dell’attuale opposizione.

Per ora, per marcare la rottura della linea unitaria, la Cgil-scuola anche all’interno del CNPI ha assunto una posizione di rottura nella seduta del 17 dicembre, presentando un documento di minoranza per il parere sullo schema di regolamento per la valutazione degli alunni. Una posizione che a molti, dato l’argomento e i contenuti dello schema predisposto dal ministero, è sembrata finalizzata più a marcare la linea di rottura in atto che a criticare il merito della proposta ministeriale.