L’integrazione scolastica dei disabili è prima di tutto un problema di qualità degli interventi piuttosto che una questione di quantità dei sostegni attivati. L’aveva detto l’anno scorso con molta chiarezza e determinazione il ministro Fioroni.
Non che l’organico dei posti di sostegno sia una questione trascurabile, anzi, ma sotto questo aspetto l’Amministrazione scolastica in questi anni, a fronte dell’aumento costante del numero dei disabili inseriti, è riuscita a mantenere pressoché inalterato il rapporto offerta/domanda che si è tradotto in un docente ogni due disabili inseriti.
Purtroppo, però, l’obiettivo qualità che, tanto per cominciare, prevedeva la stabilizzazione dei posti, superando la precarietà della deroga, è rimasto finora solo un’affermazione.
Ci si aspettava che la legge finanziaria 2007 che, per volontà di Fioroni, aveva cancellato il ragionieristico rapporto di un sostegno ogni 138 alunni, facesse decollare l’obiettivo di qualità della stabilizzazione dei posti: si deve constatare purtroppo che, alla vigilia di un’altra legge finanziaria, tutto è rimasto allo stato virtuale. Nessuna concertazione con il ministero della Sanità, nessun protocollo d’intesa per governare la nuova modalità di certificazione della disabilità, nessuna modifica della stabilità di organico, nessuna riduzione significativa della quantità abnorme di posti di sostegno in deroga: tutto è rimasto come prima o quasi.
L’ha fatto capire anche quel sobrio comunicato ministeriale della conferenza stampa dell’altro giorno con il quale, anziché dar conto di quel che è stato fatto o si sta facendo per realizzare concretamente l’obiettivo della legge finanziaria, si è parlato di quel che si intende fare in futuro per stabilizzare disabili e sostegni, a cominciare da una futura intesa-accordo in Conferenza unificata Stato-Regioni e autonomie locali. Un bel proposito che però rimanda a chissà quando le soluzioni di qualità attese per quest’anno.