La foto di Vasto e la scuola

Sabato si è svolta a Roma un’altra manifestazione dei precari della scuola: una categoria di lavoratori, soprattutto insegnanti, che difende il posto di lavoro sia pure precariamente acquisito e sostiene con varie argomentazioni di avere diritto di precedenza, nell’assegnazione di un posto a titolo definitivo, rispetto ad altri (neolaureati e non abilitati) che attualmente non insegnano, ma che aspirerebbero a farlo.

Per questo la manifestazione di Roma aveva nel mirino soprattutto il bando di concorso per l’assegnazione di 12mila cattedre annunciato dal ministro Profumo e di imminente pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del prossimo 25 settembre. Molti erano i partecipanti all’iniziativa interessati in primo luogo all’obiettivo di fermare il concorso (slogan: “ma che concorso, ma quale selezione, solo una parola, assunzione”), ma nel corteo spiccava la presenza organizzata di numerose rappresentanze dei Cobas provenienti da tutta l’Italia, e anche quella di altre sigle sindacali come la Flc-Cgil, l’Anief e l’Usb, e studentesche (Unione degli studenti), mentre alcuni partiti politici hanno dato una formale adesione alla manifestazione. Tra questi l’Idv di Di Pietro, Sel di Vendola, Rifondazione comunista e Comunisti italiani.

Una aggregazione sociale e politica che richiama in qualche modo lo schieramento prefigurato – e tuttora auspicato soprattutto dalla sinistra più ‘alternativista’ – nella famosa ‘foto di Vasto’ di un anno fa, che vedeva affiancati Di Pietro, Vendola e Bersani, segretario peraltro di un partito, il Pd, che non ha fatto mancare il suo fondamentale appoggio al governo Monti-Profumo.

E’ soprattutto questo partito a trovarsi in difficoltà, perché molti suoi esponenti si sono espressi a favore della ripresa dei concorsi, mentre l’ala più vicina al mondo del lavoro e alla Cgil si mostra contraria o fortemente perplessa. Una mediazione l’ha tentata il segretario della Flc-Cgil Pantaleo: “non siamo contro i concorsi, ma contro ‘questo’ concorso”. Che rischia di diventare però la cartina al tornasole non solo del dibattito interno al Pd ma anche dei prossimi schieramenti elettorali.