La dispersione in Sardegna sfiora il 40%; Marche e Umbria al 23%

Difficile dare un nome preciso (e unico) alle cause di abbandono del percorso scolastico verso il diploma che colpisce tuttora più di tre ragazzi su dieci in Italia nella scuola statale. Alle classi del quinto anno di corso del 2009-10 sono mancati 31 dei cento ragazzi partiti cinque anni prima.

Forse alcuni (molto pochi) hanno scelto altre strade formative o alternative (la scuola non statale, la formazione professionale). In attesa che l’anagrafe degli studenti si attui pienamente consentendo di rilevare il percorso di ogni ragazzo e di quantificare e localizzare meglio il fenomeno della dispersione (e di intervenire con misure preventive puntuali), si può stimare nell’1-1,5% questa quota di non dispersi (non più di 10 mila all’anno) che non intacca sostanzialmente il fenomeno. 

I differenziati livelli quantitativi della dispersione raggiunti sul territorio non aiutano a capire le cause effettive della dispersione, distinguendo tra fattori esterni alla scuola (attrazione del mondo del lavoro o grave mancanza di prospettiva occupazionale) e fattori interni (severità, selezione, impegno gravoso degli studi).

Così può capitare che nella stessa area territoriale del Sud vi sia la Calabria che registra “soltanto” un 24,1% di dispersione (24,4% nel 2008-09), mentre la Campania si attesta al 35,4% (35,9% nel 2008-09). Molto più omogenee nella loro negatività le situazioni di dispersione nelle isole: Sicilia al 37,5% (36,7% l’anno precedente), Sardegna 39,4% (35,2% nel 2008-09).

Nell’area settentrionale si registra una analoga situazione differenziata con il Nord Ovest che evidenzia un tasso di dispersione oscillante tra il 33,2% della Lombardia e il 30,1% del Piemonte, mentre il Nord Est ha una dispersione compresa tra il 23,3% del Friuli Venezia Giulia e il 28% dell’Emilia Romagna. Le regioni centrali sono tutte sotto il 30% di dispersione con la situazione virtuosa delle Marche (22,9% di dispersione) e dell’Umbria (23%).