La diretta Web su risparmi e qualità nella scuola

Roma, 11 settembre, ore 9,40 – Inizia tra venti minuti – presso l’aula Master della Libera Università San Pio V – il confronto tra il presidente della Commissione Cultura della Camera Valentina Aprea, il ministro ombra della pubblica istruzione Marapia Garavaglia e il segretario generale della Cisl Scuola Francesco Scrima.

Il dibattito prende avvio dalla presentazione del dossier di Tuttoscuola “Risparmi e Qualità – La sfida della scuola italiana”, sui risparmi possibili nella scuola, salvaguardandone la qualità.

Con l’inizio della discussione, che si prevede accesa e ragionata vista la qualità dei partecipanti, comincia anche la diretta Web sul nostro sito.

Ore 10,10 – Il direttore di Tuttoscuola Giovanni Vinciguerra spiega il dossier, chiarendo che è necessario partire dai dati, spesso non noti nemmeno agli addetti ai lavori. Viceversa la conoscenza approfondita della reale situazione di un mondo così ampio, complesso e articolato come quello dell’istruzione è indispensabile per potre prendere delle decisioni così importanti come quelle che sono state annunciate. Non farlo sarebbe come se il chirurgo intervenisse sul paziente senza avere a disposizione tutti gli esami diagnostici.

Il panorama scolastico italiano è antiquato. I Comuni vedono talvolta le loro microscuole come uno status symbol. Sono 2.627 le scuole primarie con meno di 50 alunni, su un totale di circa 42.000 di ogni ordine e grado.

Il caso di Breme, in cui c’è una scuola con 11 alunni, e 4 maestri che li seguono e un collaboratore scolastico, è emblematico. Breme è alto 101 metri s.l.m. e il Sindaco ci ha anche contattati per dire che la locale scuola non deve essere chiusa e le sue rivendicazioni non vanno criticate, ma quanto costano le tante scuole di queste dimensioni?

Il problema è che si va a fare la spesa come con la carta di credito di un altro. Il Comune decide di tenere aperta la scuola, ma chi paga è lo Stato, anche per le microscuole non di montagna o delle isole, che invece vanno salvaguardate, quand’anche costassero decine di migliaia di euro per alunno.

Nel dossier si evidenziano tantissime altre inefficienze di sistema: milioni di euro di ore retribuite e mai erogate dal personale docente, orari prolungati che non vengono svolti, ecc.

La proposta di Tuttoscuola è quella di verificare dato per dato le voci di spesa, e gli eventuali sprechi, per aiutare le scelte di chi fa le politiche scolastiche.

Ore 10,28 – Garavaglia: Grazie per dossier. Solo una rivista come Tuttoscuola poteva impegnarsi in un lavoro così complesso, come complessa è la scuola. Mi rammarico del fatto che la scuola non sia diventata davvero centrale nel dibattito politico e culturale.

Il Governo ha ridotto a fatti contabili la questione scolastica, ricorrrendo alla scorciatoia della decretazione d’urgenza, che impedisce il confronto parlamentare, che sarebbe stato necessario e utile. La parlamentarizzazione del dibattito è un nodo fondamentale, che chiedo assolutamente.

Sugli sprechi, sono d’accordo con l’impostazione di Tuttoscuola: occorre salvaguardare il diritto dei bambini che abitano in località disagiate, ma in tutti gli altri casi è giusto intervenire.

L’errore è quello di “tagliare orizzontalmente”: questo impedisce di operare selettivamente, in base a priorità.

Lo scenario del federalismo fiscale va coniugato con il pieno sviluppo dell’autonomia scolastica, escludendo sprechi e diseconomie.

Ore 10,41 – Aprea: Ringrazio Tuttoscuola per questo ulteriore contributo alla migliore conoscenza del nostro sistema scolastico.

Assicuro che in Commissione sarà dato ampio spazio al dibattito, ascoltando tutti gli interessati attraverso le audizioni. Sarà coinvolto il ministro Gelmini, definendo il calendario della Commissione in accordo con gli impegni del ministro. Il decreto potrebbe anche subire modifiche, al termine di questa operazione di ampia consultazione.

Il governo sconta ritardi e disapplicazioni di norme vigenti, come quelle sul dimensionamento delle scuole. L’amministrazione scolastica ha solo in pochi casi applicato le norme. Ricordo la meritoria attività del provveditore Martinelli nella Milano degli anni ’80, che sta evitando le razionalizzazioni alla Lombardia. Bisognava razionalizzare per tempo e adesso si pagano i ritardi.

Riconosco che i decreti legge costituiscono uno “strappo” rispetto all’iter ordinario delle leggi, ma le cose sono giunte a un tale punto di crisi da richiedere decisioni rapide e drastiche.

Per esempio, l’offerta di tempo pieno e di tempo prolungato è stata completamente svincolata dalla domanda, rendendo obbligatorie in molti casi le ore pomeridiane. Abbiamo situazioni di bambini che non riescono a seguire attività pomeridiane di preparazione ai sacramenti o attività agonistiche sportive perché hanno ore pomeridiane obbligatorie che non vogliono fare.

Il governo Berlusconi/Moratti provò a introdurre elementi di flessibilità nell’offerta scolastica, ma incontrò resistenze insuperabili. Però anche il “Quaderno bianco” del governo Prodi aveva ben individuato le cause di sprechi e diseconomie, ora riproposte con un nuovo approccio da Tuttoscuola. Non si può esitare e rinviare le decisioni.

Ore 10,58 – Vinciguerra: Prendo atto con piacere delle convergenze degli esponenti politici sull’analisi fatta da Tuttoscuola. Vorrei però spostare la discussione dagli errori passati alla valutazione dei dati della situazione presente. Vi chiedo due brevi dichiarazioni, prima di passare la parola a Francesco Scrima.

Ore 11,01 – Garavaglia: Sono d’accordo in linea di principio, ma i tagli indiscriminati, soprattutto nella scuola primaria, impediscono di perseguire la migliore qualità della scuola. Per esempio, se si tagliano le scuole serali di riqualificazione professionale a Mazara del Vallo, si impedisce lo sviluppo di segmenti importanti di popolazione reale.

Sulle misure del governo, come il voto in condotta e il grembiule, che portavo anch’io a scuola, sono anche d’accordo, ma chiedo che tutte le misure, a partire dai tagli, siano finalizzate a un progetto complessivo, che al momento non si vede.

Ore 11,05 – Aprea: Ci sono spazi per ampliare gli investimenti al di là di quel 30% dei risparmi derivanti dai tagli previsto dalla manovra finanziaria. Mi impegno a far maturare questa possibilità in seno alla Commissione Cultura della Camera.

Ore 11,08 – Vinciguerra: Chiedo ora a Francesco Scrima, il cui ruolo di sindacalista è particolarmente difficile in momenti come questo in cui si parla di tagli, di intervenire sia sul dossier presentato da Tuttoscuola, sia sulle opinioni espresse dalle due esponenti politiche.

Ore 11,09 – Scrima: Il dossier di Tuttoscuola, come l’anno scorso fece il Rapporto sulla qualità della scuola, dimostra come siano incisivi gli enti locali nella determinazione delle politiche scolastiche locali e degli eventuali sprechi. Gli intrecci di politica locale in questo senso hanno spesso deteriorato la qualità del servizio scolastico nel territorio, per lo scarso rilievo tradizionalmente attribuito alla scuola dagli enti locali.

A livello nazionale non si devono fare errori, come quello fatto dal ministro Gelmini, che poi si è corretta, sulla professionalità degli insegnanti meridionali. Proporrei l’avvento di un insegnante autenticamente celtico in una scuola per esempio di Scampia, e di vedere a un anno di distanza l’eventuale miglioramento nella classifica Ocse di quell’istituto.

In realtà, serve partire dai dati di conoscenza, che è difficile accertare anche per le carenze dei servizi informativi a livello locale.

Io difendo il ruolo delle piccole scuole, che spesso sono l’unico punto di aggregazione sul territorio. Servono politiche interistituzionali per decidere: i numeri in sé non bastano.

Sul Quaderno bianco, ho espresso una valutazione positiva come documento di analisi, ed esso conteneva pure numeri e ipotesi di tagli, però in un’ottica decennale, e non nella logica drastica e subitanea dei decreti. Che rischiano di produrre effetti contrari a quelli sperati.

Assurdo, per esempio, è destrutturare con decreto l’unico livello di scuola che funziona, quella primaria. La logica di Tremonti è puramente economica e quantitativa. Ho apprezzato che abbia chiesto retoricamente se la qualità della nostra scuola primaria ce la possiamo permettere. Il problema è che la qualità ha un difetto: costa.

Occorre avere un progetto di scuola. La riforma Moratti, che pure ha visto me e l’Aprea su fronti opposti, almeno era il frutto di una elaborazione, condivisibile o meno. Qui non c’è programmazione, si deve tagliare e basta. Ed è pericoloso richiamarsi ai sondaggi favorevoli, per avere conferma della bontà della propria politica.

Ore 11,32 – Vinciguerra: I dati sono indispensabili. Ringrazio Scrima del riferimento al 1° Rapporto sulla Qualità nella scuola, per annunciare che stiamo lavorando a una seconda edizione, in modo da fornire un ausilio permanente alle scelte della politica.

Ore 11,34 – Aprea: Purtroppo il sindacato mi sembra rimasto al 2001: l’Italia è vissuta per troppo tempo al di sopra delle proprie possibilità. Ora si deve fare in fretta ciò che sarebbe stato meglio fare con tempi più distesi.

Il Quaderno bianco prevedeva anche interventi a breve, non solo a lungo termine. L’ottica dell’attuale governo è la stessa. Con in più la consapevolezza della caduta drammatica della qualità della nostra scuola. Che regge il confronto solo fino ai nove anni di età, come mostra l’indagine IEA-PIRLS.

Ore 11,39 – Vinciguerra: I dati OCSE penalizzano la scuola italiana, che sconta le grandi diseconomie evidenziate da Tuttoscuola. Invito chi tra il pubblico vuole effettuare domande, a porle.

Ore 11,41 – dal pubblico, Armando Pietrella, direttore generale dell’USR Sardegna: vorrei che i dati raccolti da Tuttoscuola fossero allargati ad altri dati meno noti, che testimoniano realtà non conosciute della scuola. Per esempio, quelli sugli studenti pendolari, che risultano più preparati degli altri, oppure sulla disabilità non certificata a scuola, che non dà diritto al sostegno, oppure sulla reale frequenza dei corsi serali, in cui si denunciano centinaia di iscritti che poi non frequentano affatto.

Ore 11,50 – Vinciguerra: ringrazio per la testimonianza di vita scolastica vissuta. Tuttoscuola è aperta ad allargare le proprie griglie di raccolta dei dati per nuovi studi che possano offrire aiuto ai decisori politici.

Ore 11,55 – dal pubblico, Maria Prodi, assessore all’istruzione della Regione Umbria (PD): La politica ha la tendenza ad essere centralista quando sta al governo, e federalista quando sta all’opposizione. Il Libro bianco era un ottimo strumento di analisi, ma aveva il difetto di non considerare il concorso delle Regioni nella governance globale, ai fini del miglioramento dei livelli di istruzione, in un’ottica di lungo termine, per esempio sul rafforzamento del tempo pieno. Il problema è che si ideologizzano delle scelte di natura strutturale ed economica. Il maestro unico è la soluzione più facile per raggiungere una finalità economica.

Ore 12,05 – Vinciguerra: che cosa pensa il sindacato della proposta di Tuttoscuola, ripresa dal ministro Gelmini, di utilizzare 8.000 insegnanti per incrementare il tempo pieno del 50%?

Ore 12,06 – Scrima: Dietro ai numeri, ci sono le persone. Troppo spesso la politica, in assenza di programmazione, ricorre ai numeri. In realtà, bisogna capire dove si va a parare: col maestro unico non si riuscirà a far fronte alla variegata domanda di istruzione e di educazione proveniente dall’attuale condizione della società. Come si farà a far fronte alle domande delle famiglie per una scuola delle 30 ore, quando il governo dirà “massimo 24”? Sono state individuare fino a 57 “educazioni” diverse, alcune delle quali contemplate dal recente decreto 137; come vi si farà fronte? Io auspico che il dibattito sia ampio, e coinvolga anche le parti sociali.

Ore 12,15 – Aprea: in Conferenza Stato-Regioni dovrenno essere sciolti i nodi cui ha accennato l’assessore Prodi. Però tenendo conto che in tutti i settori pubblici (anche nella, sanità, per esempio) abbiamo bisogno di rivedere il dimensionamento. Non si possono eludere i problemi macroeconomici. Va benissimo prevedere la specializzazione degli insegnamenti (in lingua, religione, materie artistiche, ecc.), ma il concetto di compresenza va bandito.

Occorre passare ad organici definiti sulla base degli obiettivi, eliminando sprechi come quelli derivanti dalle compresenze.

Nel merito, le 24 ore previste per l’insegnante unico sono un modello. Non si può dire che non funzioni, anche perché risponde agli standard europei. Quello sarà l’orario minimo obbligatorio. Per venire incontro alla domanda sociale, si appresteranno anche modelli di 27 e 30 ore, e il tempo pieno. Chiedo al sindacato di collaborare e di non proseguire nella politica del “no” pregiudiziale, perché il governo andrà avanti comunque.

Ore 12,27 – Scrima: Valentina, ti do atto che tu oggi ce l’hai messa tutta a dare una veste pedagogica a un taglio economico.

Ore 12,29 – Aprea: Io sono molto convinta della riforma, lo ribadirò in tutte le sedi, e chiedo al sindacato di non irrigidirsi in questa posizione.

Ore 12,31 – Vinciguerra: Grazie a tutti e arrivederci a presto.