La deriva dell’Italia e… della scuola

E’ uscito in questi giorni “La deriva. Perché l’Italia rischia il naufragio” (Rizzoli), il nuovo volume di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, che segue “La Casta“, il caso editoriale del 2007. Il libro non tradisce le attese. Con disarmante chiarezza, con ricchezza di dati mette a nudo la perdita di competitività dell’Italia, acceleratasi negli ultimi dieci anni. Un Paese straordinario, capace di scrivere la Costituzione in 270 giorni e di costruire l’Autosole in soli 8 anni, ricco di talenti e di eccellenze, che appare ormai alla deriva.

Un’analisi a 360 gradi, spietata, che segue un filo rosso, di crisi, che attraversa molti settori della vita nazionale, dalle infrastrutture all’energia, dalla sanità alla politica, ovviamente, ritenuta prigioniera delle proprie contraddizioni e dei propri privilegi al punto da non riuscire più a governare. E uno spazio rilevante nell’inchiesta dei due giornalisti del “Corriere della sera” è rivolto alla scuola.

Il capitale umano è tutto nelle società moderne. Ed è lì che vedi come una scuola alla deriva sia lo specchio di un Paese alla deriva“. Stella e Rizzo, partendo dai modesti risultati degli studenti nelle classifiche internazionali, ritengono ci sia stato un crescente e suicida lassismo nella scuola e attaccano il “patto scellerato” che si sarebbe stretto tra Stato e classe docente: “tu mi paghi poco e mi chiedi poco“, che ha portato a un sistema di inserimento e di gestione degli insegnanti “indifendibile“. Gli autori ricordano però, citando più volte dati di “Tuttoscuola”, che i docenti italiani sono pagati meno della media europea, che operano in un contesto sociale difficile, che l’Italia spende in istruzione meno degli altri principali paesi. E che la politica ha colpe enormi e che una volta incassati i voti del personale della scuola, “se ne infischia (salvo eccezioni) di ‘come’ la scuola funzioni“.

Certo, si tratta di una lettura per molti versi deprimente, tanti sono i dati, gli esempi che dimostrano il declino del nostro Paese. Suscita sconforto, ma anche rabbia vedere documentato come l’Italia abbia perso posizioni in tanti campi.

Ma per uscirne va presa consapevolezza delle debolezze, delle troppe cose che non vanno. “Come raddrizzi la rotta, a un Paese come il nostro? – si chiedono Rizzo e Stella. Come, se non tornando a governare sul serio, con un senso condiviso del bene comune, smettendola con gli scontri inutili e di bottega ma anche coi compromessi a ogni costo?