La contromanifestazione di Forza Italia

Sarà stato il clima di pre-campagna elettorale che ormai si respira ad indurre i responsabili di Forza Italia (significativa la partecipazione di Sandro Bondi, coordinatore nazionale) ad organizzare all’ultimo momento un’iniziativa pubblica nello stesso giorno della manifestazione sindacale (“la prima di una lunga serie in diverse città“, hanno detto gli organizzatori).
Bisognava bilanciare l’effetto mediatico, guadagnare uno spazio nei giornali e nelle TV, far arrivare agli italiani un messaggio alternativo, dopo mesi di forte, quasi esclusiva presenza sui media della voce e delle iniziative dei contestatori della riforma Moratti (che ha trovato spazio soprattutto nelle campagne promozionali).
L’effetto bilanciamento, a giudicare dagli echi che il meeting del Parco dei Principi, al quale hanno partecipato alcune centinaie di persone, ha suscitato nei diversi media (TV in testa), è stato ottenuto. Alle accuse dei sindacati confederali (lo SNALS, questa volta, si è defilato) e dell’opposizione politica, Forza Italia – seguita da AN, ma non dall’UDC – ha risposto con una sola argomentazione, la stessa che probabilmente sentiremo ripetere di qui a giugno anche in altri campi: il Governo ha bene operato, le accuse sono un cumulo di “falsità”, chiediamo di essere giudicati sui fatti, senza pregiudizi ideologici: la spesa per l’istruzione è aumentata, il “tempo pieno” sarà mantenuto fino a 40 ore, il “tutor” è perfettamente compatibile con il “team”, il numero degli insegnanti di sostegno è cresciuto, e così via.
Anzi, ha detto Sandro Bondi, il confronto sui contenuti effettivi della riforma dovrebbe indurre i moderati del centro-sinistra a prendere le distanze dal “ribellismo politico” dei contestatori. Se si tratti di un’apertura di dialogo sui contenuti, oppure di un’affermazione strumentale di mera dialettica politica, è forse presto per dirlo (ma c’è da esserne scettici). Nelle prossime settimane, comunque, non mancheranno le occasioni per verificare se il dialogo sarà tra sordi che si accusano reciprocamente di dire “falsità” (termine molto gettonato dai falchi di entrambi gli schieramenti) oppure tra interlocutori responsabili che si rendono conto che “solo in un Paese schizofrenico si può accettare l’idea che ogni cinque anni si cambia“, come ha scritto Giulio Anselmi nel suo commento sulla “Repubblica” del 29 febbraio.