La Cina è vicina, ma la scuola cinese…

Nella Repubblica popolare cinese operano ben 70.000 scuole e università private, frequentate da 14 milioni di studenti. Da quando la Cina ha imboccato la via del “mercato socialista” la crescita delle scuole private, che non ricevono alcun tipo di finanziamento pubblico, è stata continua e ragguardevole, anche se va considerato che riguarda per ora solo il 3% della popolazione scolastica, concentrato nelle grandi città.

Ne dà notizia l’edizione “mondo” della newsletter della Flc-CGIL (www.flcgil.it), che offre una breve ma interessante panoramica sulla scuola cinese. In Cina l’istruzione è obbligatoria e gratuita per 9 anni, ma la spesa per i libri di testo e per i trasporti ricade sulle famiglie. La spesa per l’istruzione ammontava nel 2003 a un modesto 3.41% del PIL, ma è destinata a crescere perché il governo si è impegnato a combattere l’evasione dell’obbligo (attualmente al 10%) e a rendere gratuiti i libri di testo a partire dalle aree più povere.

In questi ultimi anni si è sviluppata una certa competizione tra le scuole pubbliche e quelle private. Queste ultime non sempre funzionano meglio di quelle pubbliche, ma richiedendo rette che possono ammontare fino a 9000 dollari – una somma che solo poche famiglie possono permettersi – determinano di fatto una selezione basata pressoché esclusivamente sul censo. La frequenza delle scuole private è diventata così una specie di “status symbol” per le famiglie appartenenti ai ceti sociali emergenti in una realtà, come quella cinese, autoritaria e conservatrice in politica ma liberista e poststatalista in economia.