La chiamata diretta e la guerra dei comunicati/2. Addio all’anzianità

Le linee guida annunciate dal comunicato ministeriale, secondo cui nei prossimi giorni verranno fornite indicazioni per le assegnazioni dei docenti dagli ambiti territoriali alle scuole, chiariranno meglio anche le ragioni che hanno portato alla rottura di un accordo che, dopo i primi annunci del sottosegretario Davide Faraone, sembrava già fatto.

Un passaggio del comunicato ministeriale è la spia di quel compromesso della prima ora: i docenti di ruolo non insegneranno più in una scuola sulla base di anzianità e punteggi, ma per le loro competenze ed esperienze… Si tratta di superare “un meccanismo che premiava l’anzianità e si basava sui punteggi e sulla burocrazia”.

Il comunicato dei sindacati, nell’affermare chesi vuole trasformare la scuola in una sorta di mercato delle competenze più disparate… una pletora di requisiti e di titoli che poco hanno a che vedere con il passaggio dei docenti dagli ambiti alle scuole”, evidenzia tutta l’irritazione per lo ‘scippo’ di uno strumento ‘antico’ (l’anzianità di servizio) per il quale i giochi sembravano fatti svuotando con un meccanismo di graduatorie e di punteggi il valore della chiamata diretta da parte delle scuole e del suo dirigente.

Sembra proprio essere l’anzianità di servizio la ragione di fondo del contendere.

Attribuendo punteggi in base all’anzianità e ad alcuni altri (pochi) parametri si sarebbero costituite graduatorie d’istituto che, di fatto, avrebbero comportato vincoli e rigidità nella scelta degli insegnanti da parte del dirigente.

È di tutta evidenza che la scelta della legge 107, se troverà applicazione effettiva, costituisce una vera e propria rivoluzione nella scuola: non sarebbe più l’insegnante a scegliere in base alla sua anzianità di servizio, al possesso di titoli e alle proprie condizioni familiari, ma sarebbe scelto in base al suo curricolo professionale. Vedremo se sarà così, e come.