
La chiamata diretta e la guerra dei comunicati/1. La posizione di Faraone
Di quello che fino alla scorsa settimana sembrava un tranquillo accordo tra le parti sono rimasti soltanto i due comunicati contrapposti con cui i sindacati da una parte e il ministero dell’istruzione dall’altra, con una dichiarazione a doppia firma Giannini e Faraone ( http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/ministero/cs150716 ), spiegano le ragioni della rottura sulla vicenda della chiamata diretta.
Il sottosegretario Faraone era stato il protagonista dell’accordo politico che sembrava spianare la via per l’intesa definitiva con i sindacati. Faraone aveva dichiarato che con l’accordo si era evitata “una deregulation selvaggia”, ma a molti quell’accordo era subito sembrato un brusco passo indietro rispetto alle precise indicazioni della legge 107.
Ne era prova anche l’evidente soddisfazione dei sindacati tra i quali vi era chi proprio sulla chiamata diretta ha promosso una proposta referendaria abrogativa.
Quell’intesa politica, come si sa, non era stata condivisa da tutti a viale Trastevere. La doppia firma (Giannini-Faraone) – un’inusuale forma di comunicato stampa – recupera un’unità politica dei vertici del Miur che sembrava traballare, ma, in qualche modo, assomiglia a una retromarcia rispetto alla posizione del sottosegretario che si era spinto verso la ricerca di una condivisione non facile in una materia fonte, da sempre, di forti contrasti.
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