Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

La CEI sull’insegnamento della religione cattolica: bilancio positivo

Nei giorni scorsi si è svolto a Roma il primo meeting nazionale degli insegnanti di religione cattolica, dal titolo “IRC: un contributo culturale alla scuola della persona“. Era un’occasione per fare un bilancio complessivo dell’esperienza a 20 anni dagli accordi Concordatari, a un anno dalla immissione in ruolo di circa 15.000 insegnanti e a un mese dalle polemiche scatenatesi sulla percentuale di allievi che “si avvale“, come dicono gli accodi, di tale insegnamento.
Il bilancio tracciato da mons. Giuseppe Betori, segretario generale della CEI, di fronte ai circa 700 insegnanti di IRC convenuti a Roma per il meeting, è stato nettamente positivo: a suo giudizio il docente di religione è diffusamente percepito come “risorsa della società“, e l’insegnamento della religione “contribuisce veramente al bene del Paese, a quei valori che la Costituzione esprime e che la riforma scolastica in atto riconosce quando afferma la centralità della persona, quella del ragazzo anzitutto, ma necessariamente anche quella delle altre persone che fanno la scuola“. La CEI dà un giudizio nel complesso positivo della riforma Moratti, che ha il merito di assicurare “il passaggio dal primato dell’insegnamento a quello dell’apprendimento“.
Quanto al “confronto con il pluralismo religioso“, la CEI invita gli insegnanti di religione cattolica a “tematizzare ampiamente tale confronto, dalla scuola primaria alla secondaria di secondo grado“, e a “conoscere le religioni di cui si parla, saperle confrontare senza banalizzare o falsare, indicare il ricco potenziale di umanità, esercitare su di esse un sereno giudizio evangelico“.
Cioè, sembra di capire, accettare il pluralismo religioso, convivere con esso nel quadro di una società sempre più multiculturale: d’altra parte solo in questo modo gli insegnanti di IRC possono credibilmente candidarsi a soddisfare quella “fame di religiosità” che secondo molti osservatori sta riemergendo in tante forme nelle moderne (o postmoderne) società secolarizzate, e anche in Italia.

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