La Buona Scuola: il merito non rivoluziona la carriera

Il principio della valorizzazione del merito, affermato nel Piano della Buona Scuola, sa di rivoluzione, ma le sue modalità di attuazione non mettono certamente le ali alla carriera dei docenti.

Infatti la previsione di sostituire gli scatti di anzianità con i cosiddetti scatti di competenza (riconoscimento del merito didattico, formativo e professionale) non cambia affatto la carriera degli insegnanti, che resta tale e quale con le attuali posizioni stipendiali.

La carriera che viene prospettata nel documento governativo è la stessa senza alcuna articolazione al suo interno per l’eventuale differenziazione di funzioni dei docenti: si entra docente normale e si esce docente normale. Non è nemmeno prevista una forma di accelerazione per il passaggio alla successiva posizione stipendiale (il salto di gradone attuale).

Insomma, su una struttura di carriera congelata, i singoli docenti possono arricchire la propria posizione stipendiale con un’aggiunta (anche in teoria permanente) di premi. Ma non chiamiamola nuova carriera.

Nella sua tipologia assomiglia piuttosto allo stipendio accessorio (per merito) proposto dal ministro Berlinguer quindici anni fa (e poi respinto dalla categoria).

Anche in quel caso non erano stati previsti interventi sulla struttura della carriera; la platea dei beneficiari era un terzo di quella prevista ora, i premi erano conseguentemente molto più consistenti, la formula della premialità era astratta e lontana dalla valutazione del merito acquisito dal docente nella quotidianità del suo lavoro.

Allora la premialità per una quota di meritevoli non eliminava la progressione di anzianità per tutti; nella Buona Scuola, invece, sì.

La nuova non-carriera avrà l’assenso della categoria (e dei sindacati)?