Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

La babele delle lingue nelle aule d’Italia

191 nazionalità censite dal Miur tra i ragazzi stranieri nelle nostre scuole, 16 religioni professate dalle loro famiglie. E le lingue?

Potrebbero essere 113 le diverse lingue parlate dai ragazzi o, meglio, dalle loro famiglie. Ovviamente ci si riferisce alle lingue ufficiali, tralasciando, soprattutto per i Paesi africani, le lingue locali, i dialetti e lingue miste derivanti dalle tradizionali lingue europee delle ere coloniali.

L’albanese e l’arabo la fanno da padroni; spagnolo (soprattutto paesi sudamericani), francese e inglese come lingue europee di esportazione hanno un posto di riguardo, ma tra le lingue più parlate ve ne sono alcune del tutto sconosciute agli italiani, anche per il solo termine di denominazione, come, ad esempio, il talalog (Filippine), l’hindi (India), il quechua (Perù), il pasthu e l’urdu (Pakistan), il wolof (Senegal), l’amarico (Etiopia) e il tamil (Sri Lanka).

Una babele di lingue che costituisce spesso un ostacolo all’integrazione e all’inserimento scolastico, soprattutto per gli alunni più piccoli o di recente immigrazione.

Alleanza nazionale, per bocca del responsabile scuola sen. Giuseppe Valditara, ha annunciato di voler proporre che per iscriversi a scuola nel nostro Paese i ragazzi extracomunitari dovranno prima aver frequentato corsi di italiano. “Occorre finanziare – ha spiegato Valditara – corsi di lingua, in Italia e nei principali paesi da cui proviene l’immigrazione, per l’insegnamento dell’italiano ai bambini che si intendono iscrivere alle nostre scuole. Per Valditara, naturalmente, “si dovrà anche prevedere l’assunzione di insegnanti, adeguatamente formati, che possano espletare tale compito”.

Nel frattempo, dietro la babele di lingue si fa largo ogni giorno di più una nuova figura professionale che anche nelle scuole può fare da tramite per l’inserimento: è il mediatore linguistico, una professione emergente destinata ad assumere una crescente importanza con l’aumento costante di alunni stranieri nelle scuole.

Ma il migliore mediatore linguistico resta sempre il compagno di banco.

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