Karol Wojtyla e i giovani


Vi ho cercato, siete venuti da me

L’ultimo pensiero di Giovanni Paolo II è stato per loro, per i giovani che ha incontrato in tutte le parti del mondo nei suoi viaggi e ai quali ha dedicato tanto del suo pontificato.
Dal letto di morte, percependo la presenza di migliaia di giovani fedeli in piazza San Pietro, prima del suo “amen” di commiato da questo mondo, Karol Wojtyla ha avuto per i suoi Papa-boys le ultime parole: “Vi ho cercato, siete venuti da me e per questo vi ringrazio“.
Tuttoscuola, nell’unirsi al cordoglio di milioni di credenti e di laici che hanno amato e ammirato il grande “Papa che ha cambiato il mondo” vuole ricordare in questi giorni di lutto alcuni suoi pensieri dedicati ai giovani.


Pagate di persona. Non siate strumenti di violenza

Cari amici, vedo in voi le “sentinelle del mattino” (cfr Is 21,11-12) in quest’alba del terzo millennio. Nel corso del secolo che muore, giovani come voi venivano convocati in adunate oceaniche per imparare ad odiare, venivano mandati a combattere gli uni contro gli altri. I diversi messianismi secolarizzati, che hanno tentato di sostituire la speranza cristiana, si sono poi rivelati veri e propri inferni. Oggi siete qui convenuti per affermare che nel nuovo secolo voi non vi presterete ad essere strumenti di violenza e distruzione; difenderete la pace, pagando anche di persona se necessario.
Voi non vi rassegnerete ad un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro. Voi difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno, vi sforzerete con ogni vostra energia di rendere questa terra sempre più abitabile per tutti.
(Giubileo dei giovani – Roma 2000)



Operate per la pace

Penso anche a chi ha intrapreso un cammino di speciale consacrazione ed alla fatica che deve a volte affrontare per perseverare nella dedizione a Dio e ai fratelli. Penso ancora a chi vuol vivere rapporti di solidarietà e di amore in un mondo dove sembra valere soltanto la logica del profitto e dell’interesse personale o di gruppo.
Penso altresì a chi opera per la pace e vede nascere e svilupparsi in varie parti del mondo nuovi focolai di guerra; penso a chi opera per la libertà dell’uomo e lo vede ancora schiavo di se stesso e degli altri; penso a chi lotta per far amare e rispettare la vita umana e deve assistere a frequenti attentati contro di essa, contro il rispetto ad essa dovuto.
(Giubileo dei giovani – Roma 2000)



Rifiutate la mediocrità
E’ Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna.
Carissimi giovani, in questi nobili compiti non siete soli.
(Giubileo dei giovani – Roma 2000)


Il miraggio della vita facile

Di questa testimonianza ha estremo bisogno la nostra società, ne hanno bisogno più che mai i giovani, spesso tentati dai miraggi di una vita facile e comoda, dalla droga e dall’edonismo, per trovarsi poi nelle spire della disperazione, del non senso, della violenza. E’ urgente cambiare strada nella direzione di Cristo, che è anche la direzione della giustizia, della solidarietà, dell’impegno per una società ed un futuro degni dell’uomo.
(Giubileo dei giovani – Roma 2000)


Vicino ai poveri

Cari giovani, invito voi, in modo particolare, a prendere iniziative concrete di solidarietà e di condivisione accanto e con i più poveri. Prendete parte con generosità a qualcuno dei progetti che nei diversi paesi vedono impegnati altri vostri coetanei in gesti di fraternità e solidarietà: sarà un modo di “restituire” al Signore nella persona dei poveri almeno qualcosa di tutto ciò che Egli ha dato a voi, più fortunati. E potrà essere anche l’espressione immediatamente visibile di una scelta di fondo: quella di orientare decisamente la vita verso Dio ed i fratelli.
(Giornata mondiale della gioventù 1999)


Essere uomini nuovi

Ma – vi domando – è meglio rassegnarsi ad una vita senza ideali, ad un mondo costruito a propria immagine e somiglianza, o piuttosto cercare generosamente la verità, il bene, la giustizia, lavorare per un mondo che rispecchi la bellezza di Dio, anche a costo di dover affrontare le prove che questo comporta?
Abbattete le barriere della superficialità e della paura! Riconoscendovi come uomini e donne «nuovi»,
(Giornata mondiale della gioventù 1997)


Lo stile di vita richiede educazione

Beati gli operatori di pace” (Mt 5,9). Anche i piccoli possono esserlo! Anch’essi debbono allenarsi al dialogo e imparare a “vincere il male col bene”, come ho ricordato a tutti nel recente Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace. Occorre vincere l’ingiustizia con la giustizia, la menzogna con la verità, la vendetta col perdono, l’odio con l’amore.
Questo stile di vita non si improvvisa, ma richiede educazione fin dall’infanzia. Un’educazione fatta di saggi insegnamenti e soprattutto di validi modelli in famiglia, nella scuola e in ogni ambito della società.
(Angelus di domenica 30 gennaio 2005)


Per i ragazzi disabili

L’integrazione delle persone disabili ha fatto progressi, anche se tanta strada resta ancora da percorrere; ci sono, in effetti, alcune importanti urgenze sulle quali è bene fermarsi a riflettere.
Anzitutto, il diritto che ha ogni uomo e ogni donna disabile, in qualunque Paese del mondo, ad una vita dignitosa. Non si tratta solo di soddisfare determinati bisogni, ma più ancora di vedere riconosciuto il proprio desiderio di accoglienza e di autonomia. E’ necessario che l’integrazione diventi mentalità e cultura, e al tempo stesso che i legislatori e i governanti non facciano mancare a questa causa il loro coerente sostegno.
La ricerca scientifica, per parte sua, è chiamata a garantire ogni possibile forma di prevenzione, tutelando la vita e la salute. Quando la disabilità non è eliminabile, è possibile sempre liberare le potenzialità che la disabilità non cancella. Sono potenzialità che vanno sostenute e incrementate: la riabilitazione, infatti, oltre che restituire funzioni compromesse, ne attiva altre e pone un argine al decadimento.
Tra i diritti da garantire non vanno poi dimenticati quelli allo studio, al lavoro, alla casa, all’abbattimento delle barriere, e non soltanto quelle architettoniche! Per i genitori, inoltre, è importante sapere che la società si fa carico del cosiddetto “dopo di noi”, consentendo loro di vedere i propri figli o figlie disabili affidati all’attenzione sollecita di una comunità pronta a prendersene cura con rispetto ed amore.



Wojtyla e i Papa-boys

“Sin da quando non era che un parroco della provincia polacca, don Karol ha attratto i giovani a sé, ne è sempre stato circondato, ma senza cedere nulla a certo giovanilismo. Quello del “diamoci tutti del tu”, quello delle pacche sulla spalla, quello di un “cattolicesimo” alla chitarra” pronto a transigere. A chiudere uno, se non entrambi gli occhi sulle esigenze dell’etica evangelica.
Tutto è stato don Karol, dall’ordinazione sacerdotale sino al supremo pontificato, tutto, tranne che uno di quei preti che, in blue jeans sdruciti e in magliette stazzonate, vogliono essere “come gli altri” e si accontentano che i ragazzi loro affidati seguano la vulgata lassista dominante.
Eppure, proprio qui sta il segreto di un’attrazione altrimenti inesplicabile: i giovani ne sono stati avvinti proprio perché non ha fatto sconti, perché ha annunciato il Vangelo nella sua radicalità, perché ha proposto un ideale arduo sino all’eroismo.
Non un cristianesimo ridotto a innocuo umanesimo, a insipido moralismo politicamente e teologicamente corretto, ma una prospettiva ideale, un sistema di valori in contrasto radiale e militante, se necessario, con quello attuale”.
(Vittorio Messori da Il corriere della sera)