Italian Teacher Prize: l’autogol della meritocrazia
Nei giorni scorsi il Miur ha presentato sul proprio sito, con tanto di fotografia e curriculum, i 50 migliori insegnanti selezionati per l’Italian Teacher Prize, il Premio Nazionale Italiano, gemellato con il Global Teacher Prize, la cui finalità è quella di individuare l’insegnante “migliore capace di trasmettere il sapere e la passione per lo studio ai suoi studenti in maniera innovativa, a dispetto delle difficoltà e della scarsità di mezzi”. Il Premio nazionale – recita il comunicato Miur – è volto a valorizzare il ruolo strategico che i docenti rivestono nella vita dei giovani, cittadini del futuro.
Sono state presentate e vagliate circa 11.000 candidature e autocandidature. Tramite questa prima selezione, sono stati individuati 50 finalisti, tra i quali verranno poi selezionati da una Giuria Nazionale i 5 docenti che saranno premiati.
Complessivamente la scuola ha guardato con un certo distacco l’iniziativa voluta dal ministro Giannini e accolta da esponenti del mondo scolastico con qualche punta critica.
Quando una decina di giorni fa il Miur ha riportato i dati dei 50 migliori docenti selezionati da apposita commissione, diverse persone a Roma hanno avuto un sobbalzo nel riconoscere tra gli eletti una prof nota per avere un passato conflittuale con i genitori, passata da una scuola all’altra inseguita da contestazioni e giudizi negativi sul suo livello professionale. Come era possibile che fosse inserita tra i migliori?
Semplice. Il bando prevedeva che, oltre ad essere segnalati (da capi d’istituto, da colleghi, da genitori), i candidati avevano la possibilità di autoproporsi come docenti modello.
L’autocandidatura è una modalità discutibile, perché i bravi insegnanti hanno spesso la dote della modestia e raramente cercano visibilità affermando i propri meriti. E può essere un modo per presentarsi per quel che non si è, senza il rischio di smentita, caso mai avvalendosi di autocertificazioni costruite su misura.
Un autogol per l’Italian Teacher Prize.
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