
Il 74% è a conoscenza delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, il 54% conosce l’inno di Mameli e il 30% identifica per antonomasia Giuseppe Garibaldi con il nostro Risorgimento.
L’esercito di studenti stranieri dai 16 ai 18 anni che studiano nel nostro Paese grazie a Intercultura sembra essere abbastanza informato sugli avvenimenti che ci riguardano. E’ quanto emerge da un’indagine svolta dalla stessa associazione attraverso un questionario distribuito ai ragazzi.
Centrale è stato il ruolo della famiglia che li sta accogliendo gratuitamente nella propria casa e che li ha informati nel 39% dei casi, mentre il 26% di loro ne è venuto a conoscenza grazie ai mezzi d’informazione e il 10% dalla scuola. “Questo dato è la conferma – spiega Raffaele Pirola, responsabile della comunicazione di Intercultura – del ruolo centrale che la famiglia ospitante riveste nella formazione di questi ragazzi”.
Interrogati su chi secondo loro sia l’eroe del Risorgimento, se quasi uno studente su tre indica Giuseppe Garibaldi, il 3,5% dei ragazzi vota invece per Giuseppe Mazzini mentre il 2,5% ricorda Cavour o Vittorio Emanuele II. In questa speciale classifica non mancano poi personaggi eminenti del Rinascimento (Leonardo, Machiavelli, Brunelleschi, Michelangelo) e c’è chi cita il giudice Falcone. Ben il 54% degli studenti conosce addirittura l’inno di Mameli e sa citarne la prima strofa. La percezione degli studenti è tuttavia che l’Italia, pur essendo una sola nazione da 150 anni, resti nettamente separata tra nord e sud: la pensa così ben il 76,5% degli studenti stranieri. Ma se interrogati sugli elementi di maggior separazione percepiti, i ragazzi sono capaci di far emergere solo quelli solo più scontati: i ritmi frenetici e la freddezza, il lavoro e la ricchezza concentrati al nord messi in antitesi alla tranquillità e al calore delle persone del sud, la netta differenza di clima, di cibo e di dialetti.
Dall’indagine emerge, infine, che giunti in Italia con una valigia piena anche di pregiudizi sugli aspetti negativi della nostra nazione che identificavano con la mafia, la criminalità, il rumore, la sporcizia, il razzismo, la disorganizzazione, la superficialità, il maschilismo, gli studenti stranieri si rendono conto che l’Italia non è solo così. “Crescendo insieme con i volontari e le famiglie significa anche per questi ragazzi – conclude Intercultura – andare oltre i programmi di studio”. E se quindi, alla domanda sul loro scrittore italiano preferito, la maggior parte risponde Dante (39%), Manzoni (7%) o Boccaccio, uno su cinque stupisce citando da Saviano a Eco.
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