Istruzione e formazione professionale/2. Manca una regia

Non vogliamo fare una ‘scuola lombarda’, e perciò abbiamo operato sempre all’interno della legislazione nazionale“, ha detto l’assessore Rossoni, però occorreva dare uno sbocco alla crescente domanda di percorsi formativi triennali, che in Lombardia ha portato gli iscritti ai corsi sperimentali regionali dai 1.500 del 2002 ai 40.000 del 2009. L’Intesa va incontro a questa domanda, consentendo anche agli istituti professionali e tecnici che lo chiedono di organizzare percorsi triennali e quadriennali al termine dei quali la Regione rilascia rispettivamente una qualifica e un diploma. Secondo Rossoni (ma non secondo Drezzadore e altri rappresentanti degli Enti) questa prospettiva non riduce lo spazio dei corsi regionali ampliando quello degli istituti professionali perché l’offerta regionale è più flessibile e personalizzata. Caso mai, secondo Rossoni, potrebbe accadere il contrario, cioè un aumento del flusso dagli istituti ai corsi.

Però c’è il rischio che il divario tra le Regioni e gli squilibri all’interno delle stesse Regioni aumentino, avverte Maria Grazia Nardiello. Per questo è necessario e urgente mettere ordine in questa materia, definendo in linea con la UE figure e standard di livello nazionale centrati sulle competenze apprese. Tutto questo, a giudizio di Pentenero, che riporta anche il pensiero di Silvia Costa, richiede una regia nazionale unitaria, concertata tra Stato e Regioni, e la soluzione dei problemi legati alla mancanza di adeguate risorse finanziarie da parte dal MIUR e soprattutto del Ministero del Lavoro. Ma su questo punto la platea è rimasta delusa, perché dal seminario non sono venute rassicurazioni.

La stessa Valentina Aprea ha riconosciuto che manca una coerente regia di sistema, che solo la Conferenza unificata potrà assicurare, sempre che le Regioni (e lo stesso Ministero del Lavoro, ha aggiunto) si impegnino a definirne i termini recuperando i ritardi accumulati.