Istituti tecnici e professionali/3: e se le cose stessero diversamente?

Secondo canale gracile, dunque, e tecnici e professionali "licealisti"?
E se viceversa i giochi non fossero ancora fatti come qualcuno nella maggioranza vorrebbe? Molte infatti restano le incertezze e le perplessità su aspetti centrali e significativi per la definizione del secondo ciclo. Del resto al Miur i coordinatori degli otto gruppi di lavoro del sistema liceale (uno per ogni liceo), si incontreranno – secondo quanto risulta a Tuttoscuola – solo a fine giugno con il professor Bertagna, incaricato di tirare le fila di questi gruppi, per un primo scambio dei documenti prodotti e per l’elaborazione di un documento unitario da offrire all’analisi. E il lavoro che stanno portando avanti, è bene sottolinearlo, riguarda solo il percorso liceale. Per il percorso di istruzione e formazione professionale è ancora tutto di là da venire.
Se le cose stessero così, il comunicato del Miur dell’8 giugno più che aver l’obiettivo di fare chiarezza ha forse voluto offrire qualche elemento di assicurazione per tutti i soggetti e le associazioni che a vario titolo sono toccati dal riordino.
La complessità delle questioni dovrebbe suggerire ad essi che al momento non è possibile avere certezze ma soltanto contribuire con un apporto di critica costruttiva a scelte che ancora debbono essere fatte.
Il quadro normativo lascia lo spazio per ipotizzare che il contenuto del percorso di istruzione e formazione professionale di competenza regionale possa essere costituito anche con gli attuali istituti tecnici e gli istituti professionali.
E questa impostazione fornirebbe una reale forza alla possibilità sia di cambiare indirizzo all’interno dei licei e degli istituti di istruzione e formazione sia di passare da un sistema all’altro.
D’altronde ogni possibile scenario non può non tener conto che, a prescindere dai contenuti, i due canali in cui si dovrebbe configurare il secondo ciclo di istruzione saranno gestiti da due diversi soggetti: il sistema dei licei continuerà ad essere riferito allo Stato, mentre il secondo è di competenza delle Regioni.
E’ evidente allora che le questioni in campo non possono essere risolte solo dallo Stato (né nel campo del sistema liceale per il quale è previsto il parere delle Regioni, né tanto meno in quello professionale per il quale è indispensabile l’intesa delle Regioni). E non sembra che ad oggi siano stati fatti passi consistenti in questa direzione.