Istituti e poli tecnico professionali in cerca di identità

L’art. 13 del decreto sulle liberalizzazioni, contenente “disposizioni urgenti in materia di istruzione tecnico-professionale“, riconduce gli istituti professionali – distinti da quelli tecnici – dentro il sistema della scuola secondaria superiore e vara nello stesso tempo i “poli tecnico professionali“, strutture unitarie di tipo consortile all’interno delle quali permane comunque la distinzione tra percorsi tecnici e percorsi professionali (nel senso di gestiti rispettivamente da istituti tecnici e istituti professionali).
La ratio della norma è certamente quella di valorizzare nel suo insieme l’area tecnico-professionale dandole una più marcata identità, alternativa rispetto a quella rappresentata dall’area liceale, come proposto dal presidente Romano Prodi. Coerente con questa impostazione sarebbe stata per la verità un’operazione di fusione e semplificazione dei percorsi tecnici e professionali, che in molti casi hanno piani di studio quasi identici. Ma, dopo qualche esitazione, la maggioranza e il governo hanno alla fine deciso di mantenere la distinzione tra istituti tecnici e professionali, forse ritenendo, in questo modo, di venire incontro a una domanda sociale verso gli istituti professionali che si è mantenuta forte malgrado la prospettiva, aperta dalla riforma Moratti, di un loro passaggio alle Regioni.
Un’altra ragione a favore del mantenimento in vita degli istituti professionali potrebbe essere legata al fatto che, mantenendo la scansione verticale 3+2, o meglio 2+1+2, essi potrebbero prestarsi, soprattutto in alcune Regioni, a coprire la domanda di ciclo breve e più professionalizzante: il terzo anno per il conseguimento della qualifica potrebbe essere realizzato sulla base di accordi tra gli istituti professionali e le Regioni, eventualmente affidandone la gestione ai Poli.
All’interno dei Poli (che non saranno uno per Provincia, ma nel numero che sarà stabilito dalle singole Regioni, competenti per la loro programmazione) la convergenza dei percorsi si dovrebbe invece verificare nella fascia post-secondaria, con la creazione di strutture che operano nell’ambito del sistema dell’istruzione e formazione tecnica superiore denominate “Istituti tecnici superiori“, nel quadro della riorganizzazione degli attuali IFTS, prevista dal comma 631 della legge 27 dicembre 2006, n. 296.