Iran. La pagella per il velo

Una pagella anche per il velo: è quanto sta progettando il ministero dell’Educazione iraniano per promuovere il corretto abbigliamento islamico delle scolare.

Il progetto di questa ”pagella” addizionale per l’ ”hijab” – la corretta copertura del corpo femminile lasciando la possibilità di scoprire solo volto, mani e piedi – è stato segnalato ieri all’agenzia iraniana Fars dal Dipartimento per la cultura e l’arte del dicastero. Sono state fornite varie indicazione come quella che, per prendere un buon voto, il velo non deve essere necessariamente scuro. Lo strumento di valutazione serve inoltre a sensibilizzare i genitori che non prestano attenzione al corretto modo islamico di vestire delle proprie figlie e a contrastare i modelli negativi diffusi dai media stranieri, ad esempio attraverso i film con attrici senza velo. Il Dipartimento pensa anche a premi per le ragazze dai risultati migliori in questa futura materia affinché siano di modello per le altre meno attente. Formando le bambine fin dai banchi di scuola, argomenta il dicastero, si avranno sicuramente anche ”meno problemi” quando le giovani accedono all’università.

Dalla prima elementare, a sette anni, le bambine iraniane a scuola sono obbligate a portare il ”maghna’eh”, il velo stretto attorno al volto e che copre anche le spalle, più camicione e pantaloni. Il velo, secondo il codice islamico, va portato dai nove anni in su, ma è noto che diverse ragazzine, soprattutto se minute e di famiglia meno osservante, sfuggono all’obbligo ancora per due o tre anni quando sono per strada.

In questi giorni c’è un dibattito sui media sulle retate della Polizia morale che come in ogni tarda primavera mette in stato di fermo e multa giovani ”mal velate” (ad esempio con ciocche di capelli visibili) o comunque vestite non moralmente.

Di fronte a un flusso di fermi giudicato più imponente del solito, alcuni parlamentari hanno criticato l’uso della forza per imporre il costume e hanno sostenuto che l’osservanza del codice islamico deve venire da un’intima convinzione. Il capo della polizia iraniana, il generale di brigata Esmail Ahmadi

Moghadam, ha replicato invece che ”non dobbiamo permettere che si diffonda il virus del ‘cattivo hijabi”’, il cattivo modo di portare il velo. Anche il Corpo delle Guardie della rivoluzione Islamicaÿ (i militari ”Guardiani della rivoluzione” oÿ”Pasdaran” o ”Irgc”), hanno dichiarato di sostenere i fermi della polizia. (ANSA)