INVALSI: siamo corretti, attendiamo disposizioni

Il governo non può interferire con l’autonomia del lavoro di ricerca dell’Invalsi: con questa motivazione il consiglio d’amministrazione dell’Istituto Nazionale di Valutazione del Sistema di Istruzione si è dimesso“.
Lo scriveva “TuttoscuolaNEWS” il 20 settembre 2001 (cioè proprio a inizio legislatura, come adesso), dando in anteprima la notizia delle dimissioni, causate dalla richiesta del ministro Moratti di porre l’attività dell’Istituto in sintonia con gli orientamenti del nuovo governo.
A 5 anni di distanza l’Istituto di valutazione sembra vivere una nuova crisi, sia pure per motivi diversi.
L’INVALSI (Istituto Nazionale di Valutazione del Sistema di Istruzione e di Formazione) “opera sulla base di direttive del Ministro dell’Istruzione, annuali e triennali, che finalizzano l’uso del finanziamento statale alla realizzazione di specifici obiettivi“.
L’Istituto reagisce così, in una nota ufficiale, alle critiche e alla “cattiva stampa” che ne hanno messo da più parti in discussione l’operato, senza escludere lo stesso ministro Fioroni. E’ noto peraltro che l’istituto, le cui funzioni sono state ridefinite nell’ambito della riforma Moratti (Decreto legislativo n. 286/2004), anche nella scorsa legislatura era stato insistentemente accusato dai sindacati, soprattutto dalla FLC-CGIL, di utilizzare metodologie inadeguate dal punto di vista scientifico, e soprattutto di subordinare la propria azione agli obiettivi politici del ministro pro tempore.
Ovvio, ribatte l’Istituto, è la legge che lo prevede, tanto che l’INVALSI “si è subito attivato per riprogrammare le proprie attività dopo che lo scorso giugno il ministro Fioroni aveva prospettato la necessità di un ripensamento del modello di valutazione sinora realizzato“. Nel mirino di Fioroni erano finiti i test annuali di apprendimento, che in attuazione della riforma Moratti – già operativa per il primo ciclo – sarebbero diventati obbligatori per tutti gli studenti. A questo modello “universalistico” il ministro, e una parte del mondo accademico che si occupa di valutazione, ne contrappongono un altro, fondato su campioni individuati con rigorosi criteri scientifici: una querelle ben nota anche nei paesi che hanno una lunga consuetudine con le metodologie e le tecniche della valutazione di sistema. Paesi che peraltro non hanno mai nascosto all’opinione pubblica l’esito di tali valutazioni, a differenza di quanto si è fatto finora in Italia, dove le informazioni raccolte sono state restituite esclusivamente alle singole scuole interessate.