Insegnanti europei, tra riforme e sindacati

In calce al rapporto OCSE sul “Ruolo cruciale degli insegnanti”, l’Associazione Diesse (www.diesse.org) riporta gli esiti della ricerca italiana confluita nel Rapporto, per conto del MIUR da R. Drago, G. Basaglia e V. Lodolo D’Oria (http://www.oecd.org/dataoecd/54/6/17995383.pdf ), dove si sostiene che da noi sono condivisi dall’opinione pubblica e dagli stessi insegnanti almeno tre obiettivi cardine di politica scolastica: la modernizzazione del sistema, lo sviluppo dell’autonomia e una qualificazione della professione docente che preveda anche un miglioramento della condizioni economiche.
Secondo la ricerca, i docenti italiani sono i più “protetti” sindacalmente tra i dipendenti pubblici e la parte del leone nella definizione delle condizioni di lavoro la svolgono non i diretti interessati, ma le organizzazioni sindacali, il cui ruolo si è rafforzato con l’introduzione della contrattazione.

Un esempio recente – secondo la ricerca – è quello del sindacato autonomo Snals che è intervenuto sul tema della carriera professionale dei docenti promuovendo un questionario, al quale si può rispondere anche on-line (http://62.110.162.195/ilquestionario.asp). Un’iniziativa del sindacato autonomo interessante e lodevole, che nasce tuttavia in evidente polemica con la proposta di legge unificata Santulli-Napoli, espressione di una parte della maggioranza dell’attuale governo, il cui nocciolo consiste nella definizione per legge dello sviluppo professionale della carriera degli insegnanti e nella riduzione di importanza delle RSU. Lo Snals del resto, insieme ai sindacati confederali, vede nella proposta di legge un attacco al principio della concertazione.