Inghilterra: dalla valutazione esterna a quella interna

Entro il 2014 le scuole secondarie inglesi dovrebbero abbandonare il loro tradizionale sistema di valutazione, basato sulla somministrazione di test standardizzati da parte di commissioni esterne, per sostituirlo, anche se non totalmente, con giudizi formulati dagli stessi insegnanti che hanno tenuto i corsi.
E’ quanto prevede un rapporto sull’istruzione secondaria (14-19 anni) steso per incarico del governo da Mike Tomlinson, già capo degli ispettori dell’OFSTED, l’ente non governativo che in Inghilterra si occupa di valutazione. Ne dà notizia l’ultimo numero del supplemento educativo del Times (www.tes.co.uk), che specifica che le prove esterne resterebbero solo per l’esame finale (A level), e solo nel caso che l’allievo intendesse puntare su un risultato d’eccellenza. Altrimenti potrebbe accontentarsi di un diploma, rilasciato dalla stessa scuola, che prevede quattro livelli di qualificazione, e che si fonderebbe essenzialmente sui voti assegnati dagli insegnanti durante i corsi.
Questo sistema di valutazione – non molto diverso, sembra di capire, da quello attualmente adottato in Italia – verrebbe introdotto gradualmente per gli allievi che concludono l’obbligo scolastico (16 anni) e per quelli che seguono i diversi corsi di scuola secondaria superiore, sia di tipo generale che di tipo tecnico (18-19 anni). La svolta, quasi una rivoluzione per gli inglesi, sarebbe maturata dopo le polemiche che negli ultimi anni si sono rovesciate sull’attendibilità degli esiti degli esami esterni, giudicati di volta in volta troppo generosi o troppo selettivi, e comunque arbitrari, casuali, scientificamente inaffidabili. Non è detto però che il governo accolga le proposte contenute nel rapporto Tomlinson (c’è anche quella di ridurre a tre le materie base obbligatorie per tutti: inglese, matematica, informatica), o che le accolga per intero. In ogni caso, secondo tradizione, l’innovazione sarebbe introdotta gradualmente, e attraverso implementazioni successive.