Inferno 2.0 secondo i bambini di Cometa

Si chiama Inferno 2.0  il  cortometraggio d’animazione  realizzato  dalle bambine e dai bambini del centro diurno “Una Casa per Crescere” de Il Manto di Cometa. In omaggio a Dante,  raccontano in chiave ironica la loro idea “dei nuovi mali del mondo”:  “i telefono dipendenti”, gli ignavi, i golosi che faticano a condividere le proprie cose e a collaborare con gli altri, gli inquinatori, i “selfie dipendenti” e i bulli. L’idea è di suggerire come ognuno possa ritrovare il vero desiderio del proprio cuore e finalmente “uscire a riveder le stelle”.  

Racconta Anna, una protagonista del cartone: “La bellezza è un qualcosa che abbiamo tutti, può essere fisica, visiva, ma può essere anche interna, come la bellezza della bontà di qualcuno. Tutti la abbiamo con noi, c’è chi più e chi meno, ognuno è bello a modo proprio. La bellezza esterna non importa così tanto, se si ha un po’ di bontà nel proprio cuoricino si può diventare davvero una bella persona. Alcuni questo discorso non lo comprendono o cercano di non capirlo, ma secondo me la bellezza è questo, qualcosa di astratto presente in ognuno di noi e non si parla dell’aspetto, ma delle proprie caratteristiche e dei propri talenti”

Il cartone è nato dal desiderio di dare seguito al laboratorio di teatro dei piccoli del centro diurno “Una Casa Per Crescere” di Cometa, nonostante la pandemia. “Da una provocazione  – spiega Erasmo Figini, fondatore di Cometa – è nata per i nostri ragazzi un’occasione non solo di lavoro ma di scoperta. Una difficoltà si è trasformata in un’opportunità suscitando curiosità, stupore e il desiderio di mettersi in gioco facendo fiorire in loro l’essere pezzi unici e irripetibili. La bellezza educa e riaccende i cuori. Questo è quello di cui oggi c’è bisogno.”

E così, con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Fondazione Comasca, il laboratorio si è trasformato in un cortometraggio animato scritto dai ragazzi insieme a Francesco Menichella,  media educator, come riadattamento del copione originale dello spettacolo teatrale “Che inferno” di Benedetta Brambilla.  “Il cartoon – spiega Giacomo Poretti, attore, regista e scrittore – ti permette di entrare in rapporto con la realtà attraverso la fantasia. Entriamo in una dimensione fantastica che ci permette di pensare più liberamente. È chiaro che la tecnologia è un enorme tentazione di bellezza, ma tutti quanti ne intravediamo il pericolo. Bisogna comunque guardare la realtà sempre con uno sguardo positivo e, ancora oggi, la creatività e la filosofia salveranno la vita”. 

“Nel cartoon – spiega Silvano Petrosino, docente di filosofia. – si parla di desiderio, che non è la voglia né il sogno. Cos’è il desiderio non lo sappiamo eppure è all’origine di tutta l’animazione umana. Dire desiderio significa anche dire sconcerto, che poi è il tema dell’inquietudine. Desiderio e inquietudine camminano insieme e non è una cosa negativa, ma è ciò che ci mantiene in vita e che ci permette di alzare lo sguardo per vedere che c’è dell’altro: ad esempio vedere che ci sono le stelle.” 

© RIPRODUZIONE RISERVATA