Indicazioni/2. Vince la bipolarizzazione dell’istruzione secondaria

Dietro la polemica tra Gentili e Israel si intravede in realtà la diversa filosofia che ispira le definizioni dell’identità dell’istruzione liceale e di quella tecnica (e ancor più professionale) contenute nei regolamenti Gelmini.

Con il riconoscimento e la teorizzazione di questa diversa identità, più centrata sulle conoscenze (nella interpretazione di Israel) per i licei da una parte, e più focalizzata sulle competenze (nella versione che ne offre Gentili) per l’istruzione tecnico-professionale dall’altra, giunge a conclusione la parabola dei ripetuti sforzi, compiuti in Italia negli ultimi decenni, di ripensare su basi unitarie l’intera istruzione secondaria superiore.

I due tentativi più organici di andare in questa direzione – i programmi sperimentali Brocca agli inizi degli anni novanta dello scorso secolo e il riordino dei cicli di Berlinguer (legge n. 30 del 2000) – non hanno avuto esito proprio perché non sono riusciti a costruire un baricentro capace di andare oltre le rispettive storie, e di riportare in particolare l’istruzione tecnica all’interno di un sistema ad impianto realmente unitario. E’ noto che il pur rilevante successo dei programmi Brocca si è arrestato alle soglie dell’istruzione tecnica, soprattutto industriale, e che nel modello unitario onnicomprensivo di Berlinguer spiccava un’area “tecnica e tecnologica” che preservava in buona misura le caratteristiche tradizionali degli istituti tecnici e professionali.

Anche la licealizzazione dell’istruzione tecnica proposta dalla riforma Moratti si è risolta, alla fine, nel compromesso dei “licei vocazionali”, un ossimoro curricolare che conservava in pieno la diversità tra la sub-area dei licei generalisti e quella dei licei tecnologici ed economici. E’ stato facile per il governo Prodi-Fioroni cancellare questa finzione unitaria, ripristinando l’autonomia dell’istruzione tecnica e di quella professionale, cui la commissione De Toni ha poi offerto una base di giustificazioni e una forte legittimazione identitaria.

La stessa idea di “competenza”, che soprattutto dalla metà degli anni novanta era stata utilizzata come possibile chiave di volta per il ripensamento in termini unitari di tutta l’istruzione secondaria  superiore, e come concetto-ponte volto a far dialogare il mondo dell’istruzione con quello del lavoro (da cui traeva origine), ha mostrato di essere molto più utile e utilizzabile per modernizzare l’istruzione tecnico-professionale che non per ridefinire l’identità e il modo di insegnare e apprendere tipici della tradizione liceale.

Se non altro, la polemica Gentili-Israel è servita a ben mettere in luce tutto questo.