Incontro Governo- Regioni: apripista per una nuova stagione

Sul fronte dei rapporti Governo-Regioni la macchina potrebbe finalmente ripartire con il confronto fissato per venerdì 23 ottobre con il Presidente del Consiglio dei Ministri. L’appuntamento è importante e strategico e può aprire una fase nuova nelle relazioni istituzionali idonea a costruire un contesto di maggiori certezze per la scuola.

Ma il percorso che porta alla definizione delle questioni inerenti la scuola è ancora pieno di ostacoli. La lunga assenza di dialogo ha amplificato la portata delle criticità rispetto alle bozze dei regolamenti governativi, che intervengono in profondità sull’assetto ordinamentale ed organizzativo della scuola secondaria superiore senza prestare la giusta attenzione all’incrocio dei ruoli e delle funzioni fra Stato e Regioni.

Valga per tutte la questione dei costi della riforma, che per rendere l’intervento riformatore attuabile e credibile andrebbero stimati anche con riferimento alle ricadute nei contesti regionali.

L’esigenza che il sistema della scuola secondaria superiore debba essere oggetto di una profonda riorganizzazione tale da garantire una maggiore efficacia ed efficienza al sistema scolastico è largamente condivisa dalle Regioni. Ciò che esse non accettano è il ruolo marginale che i regolamenti riconoscono alle Regioni e Province autonome in tema di programmazione dell’offerta formativa integrata tra istruzione e formazione professionale. L’insieme dei regolamenti (tecnici, professionali e licei) non risponde – secondo le Regioni – ad un disegno di sistema unitario nel quale tutti gli attori istituzionali (stato, regioni, autonomie locali ed istituzioni scolastiche), pur forti di una propria autonomia istituzionale o funzionale, mettono in atto processi e convergenze su di un sistema di obiettivi condivisi.  

Serve a poco deprecare il ritardo nella definizione dei regolamenti, delle classi primavera, dell’Accordo Quadro attuativo del Titolo V, quando al fondo c’è una politica che deve sempre procedere per strappi, per scarti, rispetto alle attese e alla norma in modo da sollecitare strumentalmente il conflitto sul quale poi invocare il consenso popolare per interventi eccezionali, emergenziali.