In dubbio il ritorno a scuola del 7 gennaio, dipenderà dalla curva epidemiologica. Azzolina: ‘Al lavoro con le Regioni’

Sono 17.572 i nuovi casi di positività al Covid 19 registrati nelle ultime 24 ore, 680 le vittime del virus. Ancora troppe. E le terapie intensive, anche se non sono al collasso, sarebbero ancora molto stressate. Il Governo è impegnato da giorni in vertici fiume per decidere se e come inasprire le misure di restrizione nei giorni delle festività natalizie. Da indiscrezioni sembra per ora prevalere la linea dura, tanto da mettere in dubbio, come riporta Ansa, anche la riapertura delle scuole fissata dall’ultimo DPCM per il prossimo 7 gennaio. “Se c’è da ragionare sui trasporti non lo si può fare solo dal punto di vista nazionale, ogni territorio ha le sue esigenze, i tavoli con i prefetti ci aiutano a risolvere le criticità. Inoltre come ministero abbiamo chiesto una corsia preferenziale per la scuola per i tamponi”, ha detto intanto la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina in una diretta Facebook.

Il Cts vorrebbe insomma “inasprire le misure e aumentare i controlli secondo le indicazioni contenute nel Dpcm del 3 dicembre, modulandole come si ritiene opportuno”. E’ quanto ha messo nero su bianco al termine della seconda riunione fiume che ha sostanzialmente confermato la necessità di potenziare il dispositivo di controllo degli assembramenti nelle piazze, strade e vie dello shopping in questi giorni che precedono il Natale.

Un inasprimento delle misure che potrebbe indurre a fare un passo indietro anche sulla riapertura delle scuole in calendario per il 7 gennaio 2021: “E’ ancora presto per dire se potremo o no riaprire completamente le scuole, anche le superiori” dopo le feste natalizie, ciò perché “l’incidenza dei casi è ancora molto elevata e finché non abbassiamo l’incidenza è difficile parlare di riapertura delle attività”, ha detto infatti il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, alla conferenza stampa sull’analisi della situazione epidemiologica. Anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, sarebbe d’accordo: “Allentare le misure sarebbe un grave errore: bisogna chiudere, non aprire in questo momento”, ha dichiarato. 

Si fanno largo dunque le prime proposte legate al rientro a scuola. Una su tutte vede il suo slittamento di una settimana e ad avanzarla è Massimiliano Fedriga, presidente del Regione Fvg, intervenuto a Sky Tg24. Per Fedriga il rientro “si scontra con le criticità, in primis i coefficienti di riempimento stabiliti al 50%, in carico al trasporto pubblico locale urbano che riguardano principalmente coloro che frequentano le scuole delle città”. Limitazioni che, invece, “in ambito extraurbano sono superabili attraverso il noleggio dei mezzi con conducente (Ncc)”. Fedriga, infine, ha posto la questione dei contagi a scuola “che ci sono e di cui occorre tenere conto”. 

Si pensa di chiudere le scuole o di non riaprirle il 7 gennaio “perché è la via più semplice e perché non sono stati risolti i problemi che dovevano essere affrontati. La verità è che siamo di fronte all’ennesimo fallimento del sistema Paese sulla scuola; non è stato fatto nulla in questi mesi: le prime responsabilità sono delle Regioni. A fare le spese della terza ondata è sempre la scuola”. E’ quanto dichiara all’Ansa Francesco Sinopoli, Flc Cgil. “Anche in legge di bilancio non c’è nulla per affrontare una emergenza che durerà mesi – aggiunge -: corsie preferenziali per i tamponi non ci sono state, né organico in più”.

“Per la ripresa delle attività scolastiche in presenza non basta stabilire una data, bisogna fare in modo che ci siano le condizioni per rientrare in sicurezza ma ciò non sta avvenendo proprio sul fattore su cui andrebbe posta maggiore attenzione, cioè il trasporto pubblico. Se i trasporti non sono in grado di reggere il volume di traffico degli studenti e le scuole sono costrette a differenziare gli orari di ingresso e di uscita, è impossibile rispettare il criterio del 75% in presenza. Viene scaricato sulle scuole un problema che non avranno alcuna possibilità di risolvere”. ha detto anche la segretaria della Cisl Scuola, Maddalena Gissi.