In cerca di governo

La settimana si apre all’insegna dell’incertezza sui tempi e sui modi della formazione del nuovo governo, che subentrerà a quello presieduto dal senatore Mario Monti, rimasto in carica per il disbrigo degli affari correnti.

L’esito delle elezioni ha segnato l’affermazione di tre soggetti principali – Pd, Pdl+Lega e Movimento 5 Stelle – di forza pressoché equivalente, lasciando senza rappresentanza parlamentare la Destra di Storace e Rivoluzione civile di Ingroia, partiti che in caso di superamento della soglia avrebbero potuto spingere i rispettivi schieramenti di riferimento verso una più forte caratterizzazione di destra o di sinistra.

Il parziale insuccesso di Scelta civica (anche se il 10% è comunque una percentuale importante per una neoformazione politica), facente capo al presidente del Consiglio Monti, ha reso impossibile la formazione di un governo Pd-Centro. D’altra parte l’indisponibilità del M5S di Grillo a votare la fiducia ai ‘vecchi partiti’ costringe di fatto il presidente incaricato Bersani a cercare una soluzione politica che in qualche modo, magari più implicito che esplicito, riproponga un punto d’equilibrio che segni elementi di convergenza (fortemente sollecitati dal presidente Napolitano) tra quelle stesse forze che nella scorsa legislatura hanno pur sostenuto il governo Monti per almeno un anno, fino all’inizio della campagna elettorale, inevitabilmente divaricante.

In questo contesto, e tenuto conto della assoluta predominanza delle tematiche economiche e sociali, quale spazio può esserci per la politica scolastica?